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3 Maggio 2014

Progressive inglese: Genesis Selling England by the Pound: la fine del sogno inglese

1973 - Charisma

Selling_England-by-the-pound"Selling England by the Pound" - Uscita: 28 Settembre 1973, Charisma Records, Produttore: John Burns (Songs by Banks, Collins, Gabriel, Hackett e Rutherford)

 

 

INTRO: BRITANNIA

 

Apparentemente "Selling England by the Pound" può sembrare un disco privo di una sua logica interna. Brani di durata ed atmosfere diverse e testi che, ad un’analisi superficiale, non hanno alcun legame. In realtà, il disco un unico filo conduttore ce l’ha, ed è Britannia : quella Gran Bretagna di cui si cantano antiche glorie e recenti disastri, l’amore, la letteratura, il consumismo, le battaglie fra le gang di strada, la difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro, la fine dell’impero e della civiltà industriale. Quindi, possiamo decisamente annoverare anche questo album nella nutrita schiera di quelli che all’epoca venivano definiti concept. Quello che risulterà essere il disco dell’era Gabriel più venduto ed apprezzato dal grande pubblico (chi oggi, cinquantenne, non conosce, ad esempio, la splendida introduzione al piano di Firth of Fifth oppure la celeberrima I know what I like?) risulta essere anche il definitivo affinamento delle doti compositive della band britannica alle prese con il più puro sound progressive.

 

UNA BAND ALLA SUA PIENA MATURITA'

 

Fanno il loro ingresso trionfale (dopo quattro LP in studio ed uno live) i suoni sintetizzati: Tony Banks non ne abusa, ne fa un uso quasi in punta di piedi, mai abbandonando del tutto il pianoforte, il mellotron e l’onnipresente organoGenesis+-+Selling+England+By+The+Pound Hammond. Phil Collins affina il suo stile, lo rende meno invasivo e disegna arabeschi ritmici fatti (spesso) di pause o di semplici colpi sui piatti. Steve Hackett è baciato dalla grazia soprattutto quando, con il suo tipico suono lungo e lamentoso, compone uno degli assolo più conosciuti della storia del rock, durante la parte strumentale di Firth of Fifth. Mike Rutherford fa dell’accompagnamento alla chitarra un’arte, ma anche le parti di basso di alcuni pezzi sono di assoluto rilievo. E infine c’è lui: Peter Gabriel. La sua voce è matura, ha imparato a conoscerne i limiti, la usa al meglio. Si diverte a creare testi che intrecciano storia, religione, letteratura, giornalismo di genere (scandalistico, cronaca nera), mitologia, economia. La sua Britannia, in passato contradittoria, ma sicuramente potentissima, ora appare priva di futuro e vive un presente senza speranza. Anche la storia d’amore eterna quella tra Romeo e Giulietta (che qui non sono quelli italiani e nobili di Shakespeare, ma ragazzi inglesi appartenenti entrambi alla working class) Gabriel ce la racconta descrivendo due innamorati intrappolati in una vita fatta di azioni ripetitive, il cui spirito riesce a librarsi oltre le miserie proprie ed altrui solo al buio di una sala cinematografica che gli permette di immedesimarsi in personaggi che essi non saranno mai. 

 

peter gabriel sellingTecnicamente il disco è godibilissimo, anche senza i successivi rimaneggiamenti digitali. Si è già parlato dei synth, che Banks può finalmente utilizzare e sperimentare e che aggiungono al suono già maturo del precedente album "Foxtrot" quella vena di pathos che solo i sintetizzatori possono dare. La produzione è all’altezza della band (cosa che, fino a quel momento, non era mai successa) e si sentono appieno la cura dei dettagli, la calma nel cercare il suono e le armonie giuste; si sentono i vantaggi di una registrazione finalmente accurata e di un lavoro di post produzione senza compromessi dovuti a fretta o mancanza di denaro. Tutto ciò fa di Selling England by the Pound uno degli album più raffinati del prog britannico. Dopo tutto muterà: Peter Gabriel immaginerà la storia di "The Lamb lies down on Broadway" e costringerà i suoi quattro compagni di avventura a reinventarsi e sporcarsi, salvo poi tornare a suoni ed atmosfere più genesisiane quando Gabriel deciderà di andare via.

 

SIDE A: LA VECCHIA INGHILTERRA VA IN ROVINA

 

Per il momento, Gabriel è sempre pronto al travestimento ed è ancora immedesimato totalmente nel progressive. E’ proprio travestito da Britannia (con la Union Jack sul petto e un copricapo piumato) che inizia a porre domande. Il concerto dal vivo del tour di Selling inizia con un breve monologo in cui Gabriel dice tra l’altro: “My name is Britannia, this is my song called Dancing with the moonlit knight” (“Il mio nome è Britannia, questa è la miaPeter_Gabriel_The_Moonlight_Knight_(cropped) canzone che si chiama Ballando con il cavaliere illuminato dalla luna”). Poi inizia la musica vera e propria. Gabriel intona  a cappella “Can you tell me were my Country lies?” (“Puoi dirmi dov’è il mio paese?)  iniziando subito ad interrogarsi ed interrogare sulla fine di un sogno, sulla fine di quell’ Inghilterra potenza industriale, militare, navale, economica; quell’Inghilterra padrona e imperialista che lentamente andava sgretolandosi. I nuovi miti sono una pancia piena (per i giovani) o un vestito bello (per i vecchi). I sogni non sono più quelli affidati alle flotte di navi che trafficavano in lungo ed in largo per gli oceani cercando fortuna o arricchendosi con la pirateria autorizzata da regi decreti, ma si fanno più borghesi; si cerca di dare fondo alle riserve accumulate in due secoli di dominio incontrastato, leccandosi anche le ferite inferte da una guerra devastante, attraverso la corsa al consumismo o la lettura dei tabloid scandalistici che, attraverso lo scempio delle vite altrui, fanno diventare spettacolo pure i guasti di una società al capolinea. E così, libbra dopo libbra, si digeriscono i resti dell’Inghilterra che fu. Gabriel non è un nostalgico, ma sicuramente dà, di questa nuova società, un’immagine ancora più negativa di quella passata, se non altro segnata anche da grandi slanci e grandi ideali. L’attuale follia consumista si impossessa di tutto, mischiando le carte in modo che non siano più interpretabili in maniera coerente, in un’ordalia di danze e gesti senza senso che fanno diventare muffa anche il Santo Graal, così caro alla tradizione britannica quale simbolo leggendario di un periodo felice e pieno di speranza.

 

sellingengl_headerUn raccordo musicale lungo e struggente consente a Gabriel di cambiarsi idealmente l’abito di scena per poter interpretare Jacob, un giardiniere piuttosto fannullone e emarginato che si accontenta di ciò che gli piace e a cui piace solo ciò che conosce (I know what I like and I like what I know). Un personaggio senza slanci, senza interessi. Si direbbe un naif, ma senza l’alone di genialità che spesso si intravede nei veri naif. Vari personaggi dalla dubbia 1974SellingEnglandBlackShowautorità e integrità cercano di scuoterlo da questo torpore ed indirizzarlo verso l’istruzione o un lavoro, ma sembrano più interessati a far sì che Jacob si conformi al loro stesso conformismo piuttosto che al suo futuro. Il brano è godibile, molto influenzato musicalmente da Phil Collins, e si piazzerà ai primi posti delle classifiche UK come singolo (primo di una lunghissima serie, che continuerà soprattutto nella vita successiva della band, quella che vedrà i Genesis fra i protagonisti assoluti del pop anni ’80) ed è diventato un cavallo di battaglia in tutti i tour successivi. Appositamente arrangiata in versioni allungate riprenderà, in una lunga parte strumentale, altri riff e momenti musicali presi da altri brani. In assoluto, uno dei brani dell’era Gabriel più conosciuti dal grande pubblico.

 

Lo slancio della Britannia che fu si risente nella successiva Firth of Fifth. Esiste un fiume chiamato Firth of Forth (che è un fiume scozzese). Forth si pronuncia come fourth, che significa “quarto”. Gabriel & co. immaginano musicalmente la nascita di un nuovo fiume e da qui il Fifth del titolo che significa “quinto”. Tony Banks dà ulteriore prova della sua bravura nel comporre ed eseguire l’introduzione al pianoforte (che raramente suonerà dal vivo, vista la difficoltà esecutiva). Un vero e proprio gioiello di ritmo e melodia che serve anche come traccia musicale per la narrazione sonora della discesa rapida e devastante dell’acqua del fiume fra le rocce, prima dello sbocco verso il mare. Il testo è bucolico e1974SellingEnglandBlackShow nell’ascolto sembra di ammirare un quadro fatto di cime innevate, boschi vergini, pascoli e campagne coltivate. La parte strumentale è sublime, impressionante per la sua capacità di evocare l’acqua che scende e prende possesso di un cammino già chiaro in partenza, e si divide in due assolo: quello di Tony Banks prima (veloce e pulsante) e quello di Steve Hackett dopo (lento e sacrale). Un brano senza dubbio progressive al 100%, che ha la capacità di catapultarci in un vero e proprio racconto. Il brano successivo, a chiusura della facciata A (More fool me) sebbene sia un bel brano acustico e sia ben suonato e cantato, sembra inserito a forza nel contesto dell’album. Il desiderio di tutta la band di mettere in mostra le indubbie doti canore di Phil Collins, ha forse fatto fare un piccolo passo falso dal punto di vista estetico, ma chi conosce le vicende successive della band sa che questi sono stati i primi passi di Collins nella sua futura nuova veste di leader.

 

SIDE B: UNA SPORCA BATTAGLIA 

 

genesis_gabrielLa facciata B si apre con un brano (The battle of Epping Forest)  decisamente “difficile” anche per chi il prog lo ha sempre masticato e sa che questo tipo di musica non si può quasi mai apprezzare al primo ascolto. Dopo averne però digerito la forsennata ritmica e la difficile partitura, si arriva alla conclusione però che sia uno dei brani più belli che i Genesis abbiano mai composto. La voce di Gabriel in questo pezzo è strepitosa, teatrale, comica, tragica, cangiante come la pelle di un camaleonte. La difficoltà esecutiva è ai massimi livelli. Si narra di una vera e propria battaglia in una foresta alle porte della città fra gang in lotta fra loro per il predominio sui traffici illeciti. A capo delle gang vi sono notabili in Rolls Royce che, lungi dallo sporcarsi le mani, genesis_liveosservano la battaglia da lontano come generali. I soldati (parecchi dei quali caratterizzati da Gabriel in modo comico e grottesco) se le danno di santa ragione e qualcuno ci rimette anche la vita. Alla fine della carneficina, i “generali” decretano un sostanziale pareggio e se ne tornano tranquillamente nelle proprie dimore di lusso, in attesa della prossima crisi. Un pezzo di bravura di Gabriel, ma anche dell’intera band che lo supporta con coraggio lungo tortuosissimi passaggi musicali e vocali. La linea di basso di Rutherford merita una menzione particolare. Dopo la battaglia viene un pezzo che riconcilia con la vita, After the ordeal, brano strumentale molto ben congegnato con un arpeggio davvero notevole nella parte iniziale e un finale epico e  quasi cinematografico.

 

E’ il preludio a The Cinema show, della cui storia si è già accennato parlando prima di Romeo e Giulietta. Dell’assolo finale di questo brano (a firma Tony Banks) i Genesis ne hanno successivamente fatto il fulcro per i loro famosi medley dei brani era Gabriel, all’epoca dei live oceanici degli anni ’80, quando il rock progressive si dovevasteve hacket necessariamente mischiare in minima misura al tanto pop prodotto in quella epoca; quel pop che aveva permesso ai Genesis colossali volumi di vendita e che gli regalava date sold-out negli stadi di tutto il mondo. Una versione live integrale del brano è invece presente nel doppio live "Genesis Seconds Out", seppure cantanta da Phil Collins. The Cinema Show è un brano studiato in due parti ben distinte: la prima, acustica e cantata; la seconda, elettronica e strumentale. L’assolo di Banks, nella seconda parte, è perfetto per tempi, scelta dei suoni, melodia. Banks viene supportato quasi in punta di bacchetta da Phil Collins che, su un tempo dispari che porterebbe qualsiasi batterista a picchiare, utilizza al meglio i piatti e lascia cassa, rullante e tom quasi in secondo piano. Questa particolarità, che consideriamo molto apprezzabile, purtroppo si perde nella versione live citata poiché la batteria è suonata all’unisono (come consuetudine dopo l’abbandono di Peter Gabriel) da Phil Collins e dal batterista spalla diTonyBanks-CuriousPix turno (che sopperiva alla nuova veste di Collins in qualità di cantante). Nel caso della versione live citata si trattava di Bill Brudford (Yes, King Crimson) che all’epoca e per un breve periodo supportò la band nelle esibizioni live. Successivamente, questo ruolo venne assunto in maniera definitiva dal batterista di colore Chester Thompson.

 

The Cinema Show finisce sfumando in una ripresa del brano iniziale dell’album, sulla cui melodia si innesta un’assurda quanto buffa lista della spesa, a riprova del fatto che il consumismo imperante alla fine ritorna sempre. Magari Romeo e Giulietta, dopo i sogni cinematografici, ritornano alla loro vera realtà e si fiondano in un ipermercato per approfittare delle offerte speciali. In conclusione: un disco pieno di bellissimi brani (Firth of Fifth, The Battle of Epping Forest e The Cinema show in primis) e soprattutto di pezzi di bravura compositiva straordinari da parte dei componenti della band. Il solito sound compatto, corale, poco incline alla valorizzazione della tecnica di questo o quel musicista. Su tutto la voce, quella di Gabriel, che qui fa davvero un grande salto di qualità in termini di consapevolezza e di pulizia (frutto sicuramente dell’esperienza acquisita nelle tante date live già sulle spalle).  

Marco Lamalfa

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