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24 Giugno 2014 , ,

Lantern ROCK’N’ROLL RORSCHACH

2013 - Cardinal Fuzz Records

lantern                                                       # Consigliato da Distorsioni

Dopo una manciata di uscite in cassetta e singoli e split, i nostri eroi esordiscono per la benemerita Cardinal Fuzz, una label  anglosassone molto interessante di stanza a Leeds in vita dal 2012, che propone garage rock, psych, kraut, diretta emanazione della fanzine Optical Sounds. I Lantern si presentano all’appuntamento vestiti di tutto punto: l’abbigliamento è quello multiforme del rock’n’roll americano declinato in ogni sua forma. Il trio di Philadelphia regala una mezz’ora scarna di rock inteso come lo intendevano  Stooges, Cramps, MC5, una tattica, quella dei Lantern che non lascia prigionieri. Tutto il linguaggio violento, sessuale, energico, magnetico, rumoroso di un certo tipo di rock è stipato nelle 8 tracce di “Rock’n’Roll Rorschach”: come resistere al fuzz-twist dell’iniziale Evil Eye che richiama tanto i Thee Oh Sees quanto gli assoli infernali di Ron Asheton nel disco di debutto degli Stooges? E che dire della marcia indiavolata della successiva King Of The Jungle che fa rivivere i fantasmi dell’Iggy Pop che fu e del compianto Lux Interior? I Lantern sembrano programmati per non sbagliare un colpo: Where Are We Now corre sugli stessi binari dei Gun Club ma andandoci giù pesante con i fuzz e gli assoli (ricordate Zen Guerrilla?),  la title-track è un mantra ruvido e perverso come potevano esserlo i Cramps degli esordi, con l’aggiunta di un enigmatico sax.

 

20130704_arts_muslead_lantern_rL’unico momento di pausa è l’intermezzo innocente di She’s A Rebel che rallenta i bollori per poi riprendere il blues oscuro di The Conjurer, il miglior pezzo, con tanto di armonica e percussioni alla Bo Diddley. I ritmi pesanti  riprendono con Out Of Our Heads che non ha nulla da invidiare ai fuzz di Ty Segall per cattiveria e urla grottesche (anzi, dà anche qualche gioia in più: assoli wah wah che piovono da una chitarra impazzita). Spunta fuori ancora una volta il sax nel rock’n’roll ubriaco di Heart In Your Tongue che, anche a causa dei fiati, fa pensare ai The Men e il loro recente “Tomorrow’s Hit “ (ma anche qui, a salvare i nostri è la cattiveria).  E’ un’eredità importante quella che i Lantern si portano sulla schiena e a tratti non possono fare a meno di essere didascalici o rischiare di essere caricaturali. Tuttavia emerge una certa coerenza, un’unitarietà che scaccia ogni sospetto di plagio: la visione è quella di unaScreen-shot-2013-08-06-at-2.53.45-PM-620x449 musica violenta, veloce, satura di fuzz, che affondi le radici nel blues ma che non disdegni piccoli accenni psichedelici, in qualche senso completa, come una sorta di antologia delle forme più semplici e rumorose di rock che hanno attraversato l’underground americano dagli anni ’60 agli anni ’90. A volte il rischio, ribadiamo, è quello dell’anonimato e dell’effetto fotocopia, ma dura davvero pochi istanti. Per il resto del tempo, i Lantern dispensano lezioni su come dovrebbe essere una rock’n’roll band al giorno d’oggi.

 

Voto: 8/10
Ruben Gavilli

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