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8 Ottobre 2014 ,

Premio Tenco – 38° Edizione: “Le Resistenze” Premio Tenco - 38° Edizione: “Le Resistenze” 2-3-4 ottobre 2014, Sanremo, Casinò


tenco14Si è svolta a Sanremo la trentottesima edizione del Premio Tenco, la seconda da quando dal teatro Ariston la manifestazione è dovuta migrare al casinò. Il tema ideato dal direttore artistico Enrico De Angelis e dai suoi collaboratori è “Le Resistenze”. Non solo la resistenza italiana al fascismo, ma tutte le forme di opposizione ai regimi di tutta Europa, e la necessità di resistere ad ogni forma di sottomissione e corruzione, morale e culturale. Una resistenza elettrica viene pertanto regalata tutti i partecipanti al momento dell’ingresso.

 

 

 

2 Ottobre: Pierpaolo Capovilla, Simone Cristicchi, Eugenio Finardi, Alessio Lega, Modena City Ramblers con Cisco, Olden, Plastic People of the Universe, Paola Turci

Molte le iniziative della prima giornata: si comincia con la proiezione del film “Pussy riot- a punk prayer” di Mike Lerner. Questo film, spesso in onda sul canale Laeffe, ci racconta come nella Russia di oggi, per nulla diversamente da quella di ieri, si possa finire in carcere per aver cantato una canzone che prende per i fondelli l’ex torturatore del KGBPussyRiot_APunkPrayer_Poster-202x300 riciclato Putin. Caldamente consigliato. Particolarmente tenco1suggestivo il recital “La resistenza nata in trincea”, che si tiene nel bellissimo scorcio di Piazza dei Dolori, nel quartiere Pigna, la città vecchia sanremese. Il cantante e chitarrista Carlo Doneddu, e la voce narrante dello storico Steven Forti, rievocano come la prima guerra mondiale, raccontata a partire dai testi dello scrittore Emilio Lussu, interventista pentito, sia stata l’evento che ha determinato tutta la storia futura d’Italia, dal fascismo alla Resistenza. Poco più di mezz’ora di spettacolo, ma molto coinvolgente e pregna di significati. La prima serata, presentata come sempre succede al Premio Tenco dallo scoppiettante Antonio Silva, si apre con una novità: la sigla stavolta non è Lontano lontano, ma la splendida Le deserteur di Boris Vian, nella traduzione italiana di Luigi Tenco, cantata da Paola Turci, un’interprete che in versione live ha carisma e sensibilità come poche.

 

Un video introduttivo racconta come un ex partigiano, Amilcare Rambaldi, abbia creato il Festival di Sanremo e il Premio Tenco, quindi inizia la prima parte dello spettacolo dedicata ai dissidenti dell’Est europeo. Un ensemble guidato da Rocco Marchi (pianoforte e chitarra elettrica), con Francesca tencoBaccolini (contrabbasso), Valeria Sturba (violino e theremin), Guido Baldoni (fisarmonica) e Marco Santoro (fagotto) accompagna i musicisti che canteranno canzoni di alcuni sfortunati musicisti dell’est, sempre costretti all’esilio o uccisi precocemente da vite dolorose. Bulat Okudžava èbook-113 stato il padre spirituale di tutti i cantautori russi, gli rendono omaggio Paola Turci, ancora una volta intensa e commovente, accompagnata da un bell’arrangiamento in crescendo e Eugenio Finardi, con una canzone scritta da Bulat per omaggiare Volodja Vysotskij. Ovviamente Finardi, che da tempo è promotore della scoperta di Vysotskij in Italia, canta anche un brano del musicista e attore bohemien che più di ogni altro è simbolo dell’antistalinismo. La voce calda e profonda di Finardi ben si sposa con lo stile dei musicisti russi. Da notare come sia Vysotskij che Okudžava stigmatizzino nelle loro canzoni l’aspetto più odioso delle dittature: l’opportunismo e il servilismo del popolo. Sempre dalla Russia veniva Aleksandr Galič, morto misteriosamente: ad omaggiarlo Alessio Lega, cantautore meno noto di quanto meriterebbe. Ceco era Karel Kryl, gli rendefinvis omaggio Pier Paolo Capovilla, cantante e performer che con Il Teatro degli Orrori e One Dimensional Man ci ha dato alcuni dei dischi più belli incisi in Italia negli ultimi decenni, la sua performance è la più elettrica della serata.

 

Era polacco Jacek Kaczmasrski, gli rende omaggio Olden, alias Davide Sellari, cantautore perugino. Chiude il primo tempo il premio ad uno storico gruppo progressive rock ceco, i Plastic People of the Universe, un gruppo di simpatici anziani fricchettoni che sembrano usciti da un fumetto di Robert Crumb. Il nome omaggia Frank Zappa, e loro adoravano Captain Beefheart. La loro musica è cupa e ossessiva, i riff di sax e violino ricordano a tratti i Van Der Graf Generator. Tutti cantano, e chitarrista e sassofonista eseguono assoli molto belli e free. Mentre alle loro spalle scorrono opere pittoriche del cubismo ceco, sconosciuto da noi, il pubblico scopre una band veramente interessante: un’autentica rivelazione. Apre la seconda parte Simone Cristicchi, artista che non appassiona particolarmente chi scrive queste righe. Esegue una scelta dai suoi spettacoli Plastic_Peopledi teatro canzone, dedicati alla ritirata di Russia, agli esuli dalmati e ai ricoverati in manicomio, accompagnato da un pianista e un polistrumentista. Belli e importanti i testi, ma la musica ha solo un ruolo di sfondo. Quindi gran finale con i Modena City Ramblers, gli irlandesi di Italia. Che premiano come operatore culturale Gianni Minà, applauditissimo, che racconta di essere stato ostracizzato dalla RAI per aver dedicato un programma ai desaparecidos cileni. Si comincia con la storica Per i morti di Reggio Emilia di Fausto Amodei, poi tre brani di loro composizione,  con il primo frontman Cisco che si aggiunge per la canzone simbolo, I cento passi, dedicata a Peppino Impastato, assassinato dalla mafia lo stesso giorno della morte di Aldo Moro. Pubblico tutto in piedi per il bis, doverosamente Bella ciao.

 

3 Ottobre: Esther Béjarano, José Mario Branco, Vinicio Capossela, Chiara Civello, Claudia Crabuzza, Diodato, Alessio Lega, Têtes de Bois

La seconda serata celebra chi si oppose ai fascismi dell’Europa mediterranea. Si comincia con la proiezione del film “Indebito” di Vinicio Capossela e Andrea Segre (di cui consigliamo i bellissimi Io sono Lì e La prima neve), storia del rebetico, musica popolare greca che oggi gode di nuova fama. Sempre alla musica greca è dedicata l’interessantissima conferenza di Franco Fabbri, musicologo tra i più colti in Italia nonché indebitochitarrista degli Stormy Six, che spiega le peculiarità del rebetico, il ritmo in 9/8, l’uso di modi di origine orientale diversi dalle tonalità europee, l’usanza per cui i cantanti interpretano personaggi femminili e le cantanti ruoli maschili, il rapporto con la società e ilbejarano potere. Secondo incontro del pomeriggio con l’estroso Giuseppe Gennari, che celebra in maniera poetica e surreale il grande Leo Ferrè, alla presenza della moglie Maria Cristina, infine Esther Béjarano, musicista sopravvissuta ad Auschwitz. Nata nel dicembre 1924 in una famiglia di musicisti, Esther, cantante e pianista, spacciandosi per fisarmonicista riuscì a mantenersi viva nel lager. Poi scelse di vivere in Israele, ma anche là era malvista per le proprie idee politiche, finché lei e il marito decisero di tornare in Europa, in contrasto con le politiche di aggressione verso i palestinesi del governo israeliano. Dal casinò si corre alla Pigna, dove assistiamo a un recital dedicato ai grandi poeti spagnoli.

 

Sergio Secondiano Sacchi racconta le vite e le morti - fucilati, in carcere, in esilio - di Federico Garcia Lorca, Antonio Machado, Miguel Hernández, Rafael Alberti. Ritroviamo Olden a cantare le loro poesie tradotte da Sacchi e messe in musica da Leonard Cohen, Sergio Endrigo, Juan Manuel Serrat e altri grandi, accompagnato da Guido Baldoni alla fisarmonica. Li raggiunge anche Alessio Lega, che oldenha messo in musica una poesia di Hernández. Un toccante momento di poesia e di storia, contro la vulgata che vuole il franchismo come dittatura all’acqua di rose, quando invece ebbe il suo carico di povertà, ignoranza e omicidi. La serata riprende i temi del pomeriggio. Si comincia con i Têtes de Bois, che hanno fatto dell’amore per Leo Ferrè la loro stella polare. Alcuni classici e un testo inedito del francese musicato dalla band, che ha appena pubblicato un nuovo omaggio discografico al grande chansonnier.Tetes_2010-450x297 Gradevoli ma non entusiasmanti. Emoziona la dedica a Enzo Baldoni, reporter ucciso in guerra. I Têtes de Bois cantano anche una canzone del portoghese Sergio Godinho (Premio Tenco 1995), che introduce il secondo set, dedicato ai grandi cantautori lusitani: Godinho, Fausto, Josè Afonso, Josè Mario Branco. Le canzoni sono eseguite con arrangiamenti sofisticati da Claudia Crabuzza, cantante e scrittrice di Alghero, bel timbro vocale e a suo agio sul palco, Diodato, una voce davvero straordinaria - non se la prenderà se lo definiamo l’Antony italiano - Chiara Civello, brava cantante jazz perfetta per la nostalgia del fado, e ancora Alessio Lega. Dobbiamo confessare che le melodie e armonie portoghesi sono nelle nostre corde più di quelle, pur belle, dell’Est europeo, sentite la sera precedente.

 

Spunta sul palco José Mario Branco in persona a duettare con Lega e quindi a cantare alcune sue canzoni: è un grande momento di musica. Branco, ispirato dall’opera poetica di Pessoa e di Sophia De Mello Breyner, ha combattuto il fascismo e oggi il neoliberismo, JMB1è uno dei vincitori del Premio Tenco 2014. La seconda parte della serata vede sul palco Esther Béjarano, accompagnata dal figlio Yoran al basso e dal Maestro Gianni Coscia alla fisarmonica. Si poteva pensare che la quasi novantenne Esther cantasse con un filo di voce, invece è in formissima, voce squillante, piglio battagliero e grande interpretazione. Canta canzoni della resistenza ebraica, che è esistita, checché ne dica la vulgata.  Ben due standing ovations per lei, non ricordiamo altrettanto entusiasmo a un concerto. Conclude Vinicio Capossela in versione rebetica. Suona il baglamas,Vinicio piccolo mandolino greco, porta la giacca come i “mangas” ovvero i guappi che cantavano il rebetico, con una sola manica infilata, pare per usare meglio il coltello (“mangas” significa appunto manica), dal proprio repertorio sceglie solo Scivola vai via, riarrangiata alla maniera greca. Lascia grande spazio al suonatore di bouzouki Manolis Pappos, (completa il gruppo il chitarrista-bagla Vasilis Massalas), stravolge Quello che non ho di De Andrè portandola in 9/8, omaggia Vysotskij, e nel bis, al piano, con Suona Rosamunda, le vittime dei lager. Le collaborazioni, vedi anchela Banda della Posta, hanno riportato Capossela, che del Tenco ormai è il veterano, alla forma migliore.

 

4 Ottobre: Brunori Sas, Dente, Maria Farantouri, Enric Hernaez, David Riondino, Scraps Orchestra, John Trudell

Nella terza serata (cui purtroppo non abbiamo potuto assistere), tra l'altro sono stati premiati John Trudell, cantautore e attore statunitense, attivista da sempre impegnato nella difesa dei diritti dei nativi americani; e Maria Farantouri, artista greca che nel tempo ha interpretato trudellal meglio le composizioni del famoso compositore connazionale Mikis Theodorakis, soprattutto quelle espressione di una nazione oppressa dalla dittatura dei colonnelli. 

Una edizione del Premio Tenco tra le più interessanti cui abbiamo assistito, per quanto ogni anno il livello di questo fondamentale evento artistico italiano sia sempre molto alto.

Alfredo Sgarlato

Video

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