Migliora leggibilitàStampa
14 Luglio 2013

#Tele-visioni-MARINA ABRAMOVIC. THE ARTIST IS PRESENT 2013, Rai 5


marinaDocumentario di Matthew Akers (USA 2011)

 

Ogni tanto si può essere orgogliosi della programmazione RAI. In particolare del canale RAI5, che trasmette spesso documentari dedicati all'Arte in tutte le sue forme. Un picco qualitativo è stato il passaggio di “Marina Abramovic. The Artist is present”, di Matthew Akers. Per i pochi che non lo sapessero la Abramovic, nata a Belgrado il 30 novembre 1946, è considerata la massima esponente della “Body art”, ovvero le performance in cui l'artista usa il proprio corpo, spesso anche in maniera violenta, come oggetto della propria espressione formale e ideologica. Questo film è stato girato in occasione della retrospettiva che il MOMA  (Museum of Modern Art) di New York ha dedicato all'opera completa dell'artista. Marina ha chiesto ad una trentina di giovani performers di ricreare le sue azioni creative più famose, a cominciare da quella in cui il pubblico deve entrare nella sala passando in mezzo a due persone nude completamente. Ma il culmine della retrospettiva è la nuova performance di Marina: “The Artist is present”, in cui lei siede inizialmente dietro ad un tavolo, poi eliminato, immobile, in silenzio, di fronte a uno spettatore che cambia, per tutto l'orario di apertura. Interessante nel film quando vengono mostrati spezzoni di tg in cui ci si chiede, abbinando con disdicevole disinvolturaabramovic artist is present servizi sulla Abramovic e su Lady Gaga, se questa sia o meno arte! In effetti l'interrogativo si pone. Da una parte possiamo considerare la performance come una delle risposte possibili alla riduzione dell'Arte a puro mercato (un'altra è la Street Art di Banksy e co.): “qualunque cosa sia, non te la puoi appendere alle pareti”, dice il curatore del Moma, aggiungendo così anche carne al fuoco alla dialettica sul vecchio e il nuovo nell'arte. La performance era un modo per far uscire l'arte dai musei.

 

Ma oggi anche la performer scandalosa e violenta Marina Abramovic è artista di successo, e lei non ha problemi nel raccontarsi con sincerità in tutte le proprie, umanissime,  contraddizioni, e il cerchio si chiude nuovamente, la storia si ripete. Da un altro lato, è difficile non pensare che dietro le forme più estreme di body art, pensiamo alle operazioni chirurgiche di Orlan e Stelarc o ai tentati suicidi in scena di Franko B, ci sia una forma di disagio psichico. Come hanno scritto molti psicoanalisti (vedi su tutti “L'uomo senza inconscio”, di Massimo Recalcati, Cortina) sia nel campo della patologia, sia in quello quotidiano, ci confrontiamo sempre di più con un'umanità che perde la profondità psichica abramovic_self_port_with_skeleton-per centrare sempre più il disagio e l'espressività sul corpo, vedi il piercing estremo o i tagli sul corpo delle anoressiche. In questo campo la Body Art, e Marina in particolare, è stata precorritrice dei tempi. Pensiamo alle performance degli anni '70 in cui Marina ripetendo “L'arte dev'essere bella. L'artista dev'essere bello”, si pettina fino a sfregiarsi. O le performance col compagno Ulay in cui la relazione di coppia è rivissuta come scontro fisico. E non vogliamo fare psicoanalisi da strapazzo, ma leggendo che il nonno di Marina è stato fatto santo e i genitori erano partigiani ed eroi nazionali, viene da pensare che abbia avuto un'infanzia difficile. In ogni caso l'esposizione al MOMA è stata un successone, circa 750 mila persone hanno partecipato. Gli spettatori hanno fatto code di giorni interi per sedere di fronte alla Abramovic. Voglia di essere parte di un'opera d'arte? Autoanalisi come di fronte a un analista-specchio? Gli spettatori erano sinceramente commossi, anche se non sono mancati esibizionisti e pseudopeformer in cerca di notorietà. Comunque la si pensi però non si può ridurre Marina Abramovic alla sua biografia o al caso di cronaca culturale. Èabramovic 1 un'artista fondamentale per il '900 e sia lo scandalo che il successo le danno ragione. Poiché siamo appassionati di musica è giusto segnalare che il documentario ha anche una colonna sonora molto bella, con brani originali e composizioni di Philip Glass. Non perdetevi ulteriori repliche!


Alfredo Sgarlato

Video

Inizio pagina