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11 Settembre 2017 ,

OMD (Orchestral Manoeuvres In The Dark) THE PUNISHMENT OF LUXURY

2017 - 100% Records
[Uscita: 01/09/2017]

Inghilterra

 

OMG COVER image1Andy McCluskey e Paul Humphrey vivono forse in una camera iperbarica? Per loro il tempo é una variabile inconsistente, dagli esordi ad oggi non sono cambiati di una virgola: McCluskey ha la stessa voce, identici i suoni da modernariato delle elettroniche di Humphrey, le atmosfere sono cristallizzate e gli orologi si sono arrestati ai magici giorni, lontani per noi ma non per loro, in cui hanno conquistato l'universo con quel tormentone che non vogliamo nominare. Era il 1980 ed in quell'anno avevano sfornato ben due album, “OMD”  e “Organisation”. Era il secondo a contenere la "bomba atomica" che, nel bene e nel male, ha segnato il loro destino, lo stesso che accomuna le one hit wonder bands. Questione tanto discussa quanto ininfluente: possiamo parlare di one hit wonder o no? A nostro parere…ni. Di certo non sono stati più in grado di bissare il colpo grosso ma i loro album, parliamo soprattutto dei primi 3, sono sempre riusciti a galleggiare. Questo “The Punishment of Luxury “ è il loro tredicesimo (non aggiungiamo altro!) e giunge a 4 anni da “English Electric”, tributo alla loro fonte ispirativa piú importante, i Kraftwerk.  L'operazione omaggio qui  si ripete pari pari.

 

OMG image2Gli OMD si sono installati nella Hall Of Mirrors e narcisisticamente contemplano se stessi nell'atto di contemplare i Kraftwerk. Il gioco delle citazioni e dei rimandi è continuo, tutte le tracce sono infarcite di sonorità, arpeggi e addirittura di riff presi in prestito dai tedeschi. É quasi un giochino da settimana enigmistica andarli a scovare: citazioni, campionamenti forse? Pretending To See The Future era uno dei brani del primo album, ma a loro la cosa non interessa: sono nati in un'epoca lontana dalla sampling art, anni in cui andavano di moda le spalline, icona del kitsch legalizzato, ed il loro binocolo è puntato verso il passato. Il brano d'apertura dà il nome all'album e ci spedisce subito su una Autobahn, la strada diventa radioattiva nella successiva Isotype, dove ci accompagnano per un tratto i Depeche Mode.

OMG 2 mage3Suoni brilluccicanti, puliti e nitidi, a costruire pop senza vergogna, come nella sfrontata Art Eats Art e nell'abbastanza atroce Robot Man, ma anche a modellare tracce più raffinate, come Precision & DecayAs We Open, So We Close contiene sonorità "modernissime", alla Oneotrix Point Never, ma visto che quest'ultimo a sua volta ha reinventato il vintage, il gioco dei rimandi diventa inestricabile. Non mancano sognanti ballate elettriche, come Ghost Star, e neppure momenti dove il kitsch diventa un po' tanto (e non parliamo dell'orrenda cover), ma nel complesso l'album scorre piacevolmente, e non soltanto per le orecchie nostalgiche.  

 

Voto: 6/10
Paolo Rolando Perino

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