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6 Luglio 2013 ,

Alice In Chains THE DEVIL PUT DINOSAURS HERE

2013 - Capitol Records
[Uscita: 28/05/2013]

Alice In Chains “The Devil Put Dinosaurs Here” Capitol RecordsAscoltare una band che ha fatto storia nei lontanissimi anni 90, crea ogni volta un filo di nostalgia. Ascoltare gli Alice in Chains, prodotto dell’entusiasmante ventata di novità denominata ‘grunge’ che a fine anni 80 arrivò dalla fertile Seattle (chi ha dimenticato i Nirvana, i Soundgarden, i Pearl Jam?), ricordare la loro storia, la loro musica, è una sensazione forte. Non si puo' evitare di tornare indietro con la mente ad un passato glorioso, anche quando si ascolta un nuovo album di una band come loro, rischiando così di snobbarlo o ignorarlo. Eppure in un certo senso questo è sbagliato, nel caso degli Alice parecchio sbagliato, perchè Jerry Cantrell e compagni sono andati avanti, dopo varie vicissitudini, la morte di Layne Staley su tutte. Quando un leader  come lui viene a mancare, si sfalda tutto il senso dell'esistenza stessa di una grande band (hanno venduto più di 35 milioni di dischi gli Alice in Chains); ed è difficile sostituire una figura forte come era quella di Staley, se la figura in questione è anche il cantante della band, ancora più complicato. Si corre il rischio di essere odiati dai vecchi fan, di essere tacciati di cercare facili guadagni usando un nome che ha fatto storia, che al suo interno non ha più le anime che quella storia l’hanno resa possibile. Negli AIC sensazioni negative non ti sfiorano mai, neanche per un attimo. La dignità di Cantrell e compagni è forte, si percepisce. Si percepisce la voglia di fare ancora musica, una cerca musica, con certi valori e di sostanza. In "The Devil Put Dinosaurs Here” (uscito a fine maggio 2013) si avverte tutto questo. C'è la voglia di sfogarsi, di raccontare, di creare ancora musica come loro sanno fare. Un album ispirato, ispirato dallo loro storia, dai loro demoni, da chi ha contribuito a rendere grandi gli Alice in Chains, con i propri tormenti e la  propria instabilità.

 

Lo spirito di Staley in "The Devil Put Dinosaurs Here” è presente, quasi si ha la sensazione di toccarlo. E’ lì con loro, in sala prove, nella scrittura dei testi e nel modo di svilupparli; e non è certo fatto di proposito. William DuVall  però non è solo un sostituto alla voce, e i dodici brani che compongono il nuovoAlice In Chains “The Devil Put Dinosaurs Here” Capitol Records lavoro ne sono la testimonianza. Voce pulita certo, non quella dello Staley tossico e tormentato, ma anch’essa efficace e protagonista. "The Devil Put Dinosaurs Here” è un disco non facile da approcciare per chi non mastica il genere. Lunghi brani come Hung on Hook, Hollow o The Devil Put Dinosaurs Here, possono risultare pesanti e farraginosi,  ma probabilmente sono proprio questi che segnano il trapasso da un grunge che poi grunge puro non è mai stato, ad uno sperimentalismo, o meglio un embrione di sperimentalismo, certamente un bisogno di discostarsi (non bruscamente) dal passato, in particolare per quel che riguarda le atmosfere. C'è di tutto nei 70 minuti, più o meno, di "The Devil Put Dinosaurs Here”.  Ci sono ballad (vedi Chooke), ci sono momenti acustici (Scalpel), si sfiora quasi il pop (termine da prendere con le pinze quando si parla di certe band) inteso come facilità di approccio ad alcuni brani. Il background rimane quello del rock, dell'heavy metal, di sonorità aspre e ruvide. La bravura degli Alice sta nell’aver creato un disco moderno, che suona attuale, legato al modo di vedere la musica che artisti passati per anni importanti hanno nel DNA. Gli Alice In Chains sono ancora vivi e forti.

Voto: 8/10
Sisco Montalto

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