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3 Novembre 2020 ,

Ozric Tentacles Space For The Earth

2020 - Kscope - Audioglobe
[Uscita: 09/10/2020]

Il viaggio continua, e chi conosce gli Ozric Tentacles sa che si tratta di un viaggio lisergico e psicotropo che è cominciato nel lontano 1989 e dopo una trentina di pubblicazioni tra album in studio, live ed EP, non accenna a fermarsi. A cinque anni di distanza dal precedente album infatti, come direbbero gli Zeppelin la canzone rimane la stessa, e anche se i viaggiatori cambiano, il capotreno è sempre lui, Ed Wynne (chitarra elettrica, basso e tastiere) che guida il magnifico convoglio attraverso spazi siderali e cosmogonie astrali e astratte coadiuvato dal figlio Silas Neptune Wynne alle tastiere elettroniche e dal batterista Balazs Szende come membri fissi. Trattasi ancora una volta di album esclusivamente strumentale con lunghi brani articolati tra synth che singhiozzano, vibrano e sibilano offrendo il destro per le cavalcate psichedeliche e chitarristiche del leader. E se alcuni dei viaggiatori storici in passato erano scesi in qualche stazione solitaria per prendere altri treni, ecco che alcuni sono risaliti anche se forse solo momentaneamente, come il flautista Champignon che ritroviamo in diversi brani, il sintetista Joie Hilton, il batterista Nick Van Gelder e il carismatico, specialmente dal vivo, Gracerooms anch’egli alle prese con tastiere elettroniche e sintetizzatori vari. Nonostante l’album, composto e registrato in isolamento da coronavirus interamente da Ed Wynne si rivolga a quello “spazio per la terra” che proprio quell’isolamento ha generato facendo respirare un po’ meglio alcune zone del pianeta anche se solo momentaneamente, la cifra stilistIica è sempre quella di uno space-rock che con le sue esplorazioni sonore deve qualcosa agli Hawkwind, molto di più ai Gong e soprattutto al chitarrista di questi, Steve Hillage, dal quale Wynne pare abbia appreso la splendida lezione fatta di assoli incendiari e lunghe e tumultuose sgroppate chitarristiche. C’è spazio anche per quel pizzico di world music che sempre è presente sottotraccia nella musica della band: Humbolt Currant è apertamente africaneggiante, in Blooperdome sembra di ascoltare una kora africana, probabilmente imitata dalla chitarra, non essendo accreditata nella strumentazione, mentre la title-track, lenta e suggestiva, nonostante l’ombra lunga della new age che fa capolino, vede quell’andamento reggae-narcolettico già presente in album precedenti, con Champignon che suona il Kaval, un caratteristico flauto balcanico di legno dal suono morbido e suadente. Atmosfere incantate simil progressive, robusti groove ritmici, tappeti volanti di synth e gli assoli cosmici e infuocati del leader sono tra gli ingredienti di questa nuova e ottima tappa di un viaggio astrale e psichedelico, nell’accezione più ampia del termine, che non accenna a fermarsi.

Maurizio Pupi Bracali

 

Voto: 8/10
Maurizio Pupi Bracali

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