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18 Dicembre 2019 , , ,

Daimon Remedies For A Foggy Day

2019 - Norwegianism Records
[Uscita: 12/10/2019]

Dopo la convincente prova del loro secondo album “Dust” (Silentes, 2018), ritornano i Daimon con “Remedies For A Foggy Day”. Sono Simon Balestrazzi, Paolo Monti e Nicola Quiriconi che è anche il curatore dell’artwork di copertina assolutamente originale e inquietante. Potremmo definirle nature trafitte o artigianato post-industriale. Dopo la tournée europea del 2017 con l’apertura a Berlino del concerto di William Basinski, nel 2018 hanno fatto un ampio tour italiano con la band inglese Zoviet France. In queste tre suite si lascia fluire un drone con variazioni modulari minimali. Una serie di interferenze rumoristiche di varia natura vanno poi a perturbare e slabbrare la fonte emissiva. Per poter tradurre con le parole questo peculiare processo di suggestioni che si ancorano fortemente all’andamento della materia sonora è forse necessario ritornare all’artwork. Si tratta di una visione che evoca l’approccio manuale e insieme quello della fresa, della macchina industriale o altamente tecnologica che riproduce forme e consistenze in modo meccanico e tarato. La capacità di fare convivere queste realtà in suono e immagine. Il compito sembra perfettamente assolto. In Morning Lines il drone viene stressato, lievemente contorto e attraversato da una serie di campionamenti dai toni caldi e freddi creando una sorta di smarrimento sensoriale. L’effetto distopico viene però reincanalato dalla circolarità della fascia sonora che, dapprima stemperata da tocchi ripetitivi di tastiera, tende a diradare e fibrillare nel finale. Gli elementi riportati in gioco allentano la tensione iniziale attraverso la riconoscibilità, l’associazione mentale, la familiarizzazione indotta. Silent Organ è incredibilmente rarefatta, si calibra su combinazioni scarne ed essenziali posate in un’apnea di soffio e di frequenze telluriche impercettibili come rivoli riaffioranti di inconscio. The Shaman’s Foghorn è ancora una lotta identitaria sofferta tra luci e ombre, impulsi meccanici e voci umane inclinanti verso una mimica di stupore e insieme di contemplazione mistica, sintetico/viscerale. La carica energetica della vibrazione capace di trasportare con sé l’alba archetipica e i presagi di apocalisse da disumanizzazione. E qui ritorna anche il rimando all’etimo daimon che nella filosofia greca socratica incarnava una sorta di divinità altra, capace di influenzare e accompagnare il pensiero umano, tanto come pungolo per mettere alla prova l’ostinazione e la volontà, tanto come tramite per far connettere i sensi con un’altezza ignota e predestinata.

Voto: 7/10
Romina Baldoni

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