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18 Marzo 2020 ,

Bohren & Der Club Of Gore Patchouli Blue

2020 - Ipecap Recordings
[Uscita: 24/01/2020]

I Bohren & Der Club Of Gore sono un oggetto misterioso e affascinante, originatosi da propensioni doom-grind core sino a diventare una suadente creatura di jazz-post rock. E’ difficile descrivere una mutazione di questo tenore, considerato il baricentro di una formazione basata sul culto di un estremismo sonoro che si attestava in territori prevalentemente metal. Oggi la musica dei Bohren & Der Club Of Gore è un lungo afflato ambient, ricco di una densità oscura che si stempera nelle nuances di un jazz magnetico e lento come il battito di un cuore bradicardico. Le movenze del nuovo album “Patchouli Blue” sono sensuali e affabulatorie nelle volute di uno sviluppo lineare dei brani con un carico di variazioni tonali che ne sottolineano la valenza drammatica. Per comprendere il senso di una musica indefinibile, è possibile azzardare un paragone: è come se il mood introspettivo di “Ascenseur pour l'échafaud” di Miles Davis incontrasse l’ambient di Brian Eno e le vibrazioni di Jah Whobble, passando per Bill Evans e indugiando su aperture alla Cinematic Orchestra. Il risultato è un disco di pregevolissima fattura, in cui ogni dettaglio è curato e bilanciato, ponendo al centro il fraseggio dei fiati avvolto dalle traiettorie imperscrutabili del synth analogico Prophet e da rintocchi ritmici segnati da pattern sempre minimal. L’immagine è quella di un quadro surreale alla Hopper che ritrae un night club degli anni cinquanta, in una notte di pioggia che prelude alla fine del mondo. Il senso di “Patchouli Bluesta tutto in una scrittura profondamente emotiva, fatale nel suo incedere come se ogni singola spazzolata sul rullante e sul charleston della batteria fosse l’ultimo gesto possibile prima che le luci si spengano del tutto. Il cuore di tutto il lavoro è dato dalle grandi sospensioni su cui si costruiscono le armonie, poggiate su costrutti in apparenza fragili ma avvinti da una notevole forza sensuale. Sei anni dopoPiano Nights”, Patchouli Blue” si pone in continuità con le sonorità del predecessore lungo una strada lastricata di dark-ambient-jazz, nonché confermando le doti di ensemble unico nel suo genere, in grado di creare fondali sonori suadenti e cinematici. Ogni brano dei Bohren & Der Club Of Gore potrebbe essere l’ipotetica colonna sonora di un film noir dove delitti e passioni si intrecciano ad esistenze stanche ma non domate. La triade iniziale costituita da Total Falsch (dal languore post rock), Verwirrung Am Strand e Glaub Mir Kein Wort ha un alto spessore emotivo saturo di pathos; l’omonima Patchouli Blue è un lungo soliloquio del sassofono adagiato su una base sintetica con accenni di chitarra tremolante alla Pulp, mentre l’elettronica di Vergessen & Vorbei rimanda a sonorità della scena berlinese. I tre brani posti alla fine rappresentano l’apice del lavoro: le increspature sul lago ghiacciato di Tief Gesunken, i tintinnii dello xilofono obliquo di Zwei Herzen Aus Gold e l’immensa drammaticità di Sag Mir, Wie Lang, forse il passaggio più toccante del lavoro. Patchouli Blue” è un disco incredibile che disvela ad ogni passaggio sfumature sempre diverse, come spore di una pianta notturna che libera nell’aria fragranze inebrianti.

Voto: 7.5/10
Giuseppe Rapisarda

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