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20 Novembre 2019 ,

Nguyên Lê Overseas

2019 - ACT Music
[Uscita: 25/10/2019]

Chitarrista e compositore francese di origini vietnamite, Nguyên Lê, da più di un ventennio scandaglia sino alle più recondite profondità le possibilità sonore del jazz, stemperandole in una virtuosa miscela di fusion e world music d’autore. Assurto agli onori della cronaca con il suo capolavoro del 1996, “Tales From Viet-nam”, sia chiaro pur sempre nella cerchia degli addetti ai lavori, l’artista franco-vietnamita si è prodotto nel corso di questi lustri in innumerevoli collaborazioni con grandi firme del jazz quali: Carla Bley, Randy Brecker, Peter Erskine, Paolo Fresu, giusto per citarne alcuni, oltre ad aver concepito dischi in proprio di squisita e rimarchevole fattura. Esce adesso per i tipi della ACT Music questo concept, “Overseas”, che, per stessa ammissione dell’artista, vuole rappresentare un tratto d’unione tra il passato e il presente del suo paese d’origine, il Vietnam, recuperandone la memoria, lumeggiandone le radici, culturali e musicali. Un atto d’amore, diremmo ancestrale, verso il concetto di origine. Si attornia di grandi collaboratori, la gran parte dei quali originari della sua area di provenienza geografica, quali, tra gli altri, Alex Tran alle percussioni, Illya Amar al vibrafono, il grande Cuong Vu (altro grande musicista di origini vietnamite, benché di passaporto americano) alla tromba. Il disco si fa apprezzare sin dalle prime note, con l’incipit di Noon Moon, dove la chitarra intesse trame di pretta matrice orientale, superbamente fiancheggiata dal flauto di bambù di Nguyên Hoàng Ahn. Un arpeggio funambolico del Nostro introduce la traccia d’ascendenza fusion di People Of The Waterfalls, mentre su cadenze poeticamente meditative si attesta la splendida linea sonora di The Offering, con la chitarra modulata su timbri di liquida armonia, a creare atmosfere di puro rimando onirico. Le sincopate percussioni di Tribal Symmetry, preludono ottimamente alla lunga suite dedicata al Vietnam e divisa in sette parti, delle quali citiamo quelle che a nostro avviso spiccano maggiormente: Overseas Suite: The Quest, dove la chitarra si fonde in armoniosa osmosi con l’insieme degli altri strumenti, a creare un notevole intreccio tra ritmi fusion e sonorità di chiaro stampo orientale; la splendida trama melodica di Overseas Suite: In The Warm Rain, con l’intervento della formidabile tromba di Cuong Vu che si coniuga alla perfezione, creando ghirlande di note traslucide, con la chitarra di Nguyên Lê; l’intreccio di flauto, chitarra e vibrafono nell'indiavolato mantra vietnamita di Overseas Suite: Year Of The Dog. A suggellare un album di grande suggestione poetica, i due frammenti finali: Mother Goddess – Yellow Earth e Mother Goddess - Red Sky, nelle quali, tra dorati coacervi di sonorità impastate di chitarra, flauto, percussioni e vocalità di schietta matrice tribale si consuma un tripudio di grande musica ecumenica. Disco eccellente, invero.

Voto: 7.5/10
Rocco Sapuppo

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