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17 Agosto 2022 ,

Marsili Ossario

2022 - Viceversa Records
[Uscita: 13/05/2022]

Dopo l’album d’esordio “Aut De Gamme” del 2019, Felice Briguglio ritorna con il moniker Marsili ed il nuovo “Ossario”, riannodando i fili di una poetica che guarda alla vita vera per nutrirsi di tutte le sue imperfezioni. Marsili non fa altro che raccontare storie che nascono e si consumano anche nell’arco di un solo giorno d’estate ma che continuano a trasformarsi nella memoria di chi le ha vissute, perché ogni cosa trascende sempre i propri confini invisibili. E’ proprio la memoria il trait d’union di ogni brano, ciò che diventa meccanica di fuga da un luogo fisico, che potrebbe essere un qualunque paese ai piedi dell’Etna, verso qualcosa di inafferrabile e lontanissimo. La capacità di Marsili è quella di creare una narrazione dei piccoli particolari, destinati a diventare scorie di ricordi che si sedimentano dentro di noi come mercurio nelle vene, ma senza avvelenarci. I dieci nuovi brani sono attraversati da una malinconia trasposta nel registro di una energia positiva e distesa, al pari della luce del giorno che declina e nasconde le crepe sui muri di case diroccate. In questo senso “Ossario” non ha nulla di mortifero, essendo il contenitore di ritratti di volti catturati en plein air e rimodulati secondo una sensibilità che rimanda tanto alla canzone d’autore degli anni ‘60, quanto ad una attitudine proveniente dagli anni ‘90 e da un legame non solo geografico con la scrittura di Cesare Basile che affiora di tanto in tanto. L’opener Campane ha un andamento lineare, con rimandi ai La Crus per il modo di sviluppare un avvolgente costrutto armonico, allo stesso modo della successiva Mongolfiera che ha, invece, un cuore più brumoso. Pianotavola - Valcorrente è il resoconto onirico di un paesaggio che si salda con la vita personale e familiare del suo autore; la title-track Ossario è uno dei momenti centrali e toccanti dell’album, con una descrizione di figure amorfe come “ciechi acrobati” e “iene filosofi”, metafore amare di ragazzi che aspettano solo tempi migliori, sopravvissuti ai “fendenti di aureole di santi / vedove nere, professionisti del debito”. Fine è un valzer antico in cui cantare che "c’è tanta vita in così poco tempo / e poi sempre meno / così tanti giorni passati veloci / come un giorno eterno”. Bello il rock di Solo, dedicato alle tortuosità del crescere, e la conclusiva Arturo (da “Una Stagione All’Inferno” di Arthur Rimbaud) in cui si avverte sulla pelle il vibrare di un profondo intimismo. “Ossario” è l'antologia di un viaggio nell'entroterra immaginario dell'Io, dove si trovano strade interrotte e dirupi da cui però si intravvedono sempre scorci di felicità.

Voto: 7.5/10
Giuseppe Rapisarda

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