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3 Marzo 2020 ,

Agnes Obel Myopia

2020 - Deutsche Grammophon
[Uscita: 21/02/2020]

Myopia” è il quarto parto discografico in dieci anni di attività di Agnes Obel, danese di Copenaghen, rappresentando una ideale continuazione dei tre affascinanti capitoli precedenti. Artista di evidente estrazione classica aveva dalla sua la madre pianista e come spesso accade per molti musicisti di cui narriamo le gesta ha imparato a suonare lo strumento già quando era una bambina. Forse all’epoca non avrebbe immaginato che in maniera discutibile il suo nome venisse un giorno accostato al panorama rock indipendente insieme a quello delle tante bravissime colleghe che ci deliziano dall’inizio del nuovo millennio, a contrastare la desolante moria di band interessanti o quantomeno originali. Certo, ci vuole fantasia o abbastanza immaginazione per definire rock la sua proposta ma accettando il fatto che, con la dovuta differenza di proposta artistica, celebrate artiste come l’irlandese Enya navigano in quelle acque, si può provare ad incanalare la danese in quella direzione. Agnes Obel rimane comunque artista di culto ed è quanto di più lontano dall’universo mainstream: non cercate fra le sue composizioni qualcosa che assomigli vagamente a un singolo né aperture più melodiche come è successo alla collega Angel Olsen nel suo ultimo ottimo album. Il pubblico ideale per la sua proposta artistica sembra essere piuttosto quello che frequenta concerti di musica classica, in teatri o sale d’opera in generale piuttosto che quello di piccoli locali rock o palazzetti. Il fatto di richiamare un pubblico variegato può essere per lei un vantaggio ma l’importante è mantenere una sana integrità artistica e su questo la danese sembra essere al riparo.“Myopia” non è il classico disco che si memorizza dopo pochi ascolti, è così ricco di sfumature e di preziosi arrangiamenti che per apprezzarlo in pieno va fatto girare spesso nel lettore. Agnes Obel compirà 40 anni a ottobre e la maturità artistica ed una certa solidità le ha già acquisite da tempo, se pensiamo che nel suo disco di debutto, “Philarmonics” (2010) ha suonato, cantato, registrato e prodotto tutto da sola con risultati eclatanti. Il nuovo album presenta dieci delicati acquerelli sonori per 40 minuti di musica, dieci tracce superbamente arrangiate ma dove voce e piano sembrano non aver bisogno di molto altro per sostenere il peso delle composizioni. La voce della Obel sembra quasi una colomba che si libra nel cielo, quando si dice voce celestiale qui abbiamo la definizione giusta, un accostamento possibile è con Lisa Gerrard dei Dead Can Dance,  anche se non possiede certo la stessa strabiliante estensione vocale e gioca su toni decisamente più moderati. Il delicato tocco pianistico della danese dipinge pezzi come Camera’s Rolling, Myopia, Island Of Doom e la finale Won’t You Call Me combinate con una voce che pur trattata elettronicamente mantiene il suo fascino originale. Altrove le ricche e variegate linee vocali di Promise Keeper e gli archi della strumentale Parliament Of Owls dimostrano la sicurezza e la maestria di un'artista che meriterebbe un pubblico più vasto, pur nella difficoltà per le masse di afferrare una proposta musicale non esattamente facile. La foto di copertina sembra estratta da un vecchio film di Ingmar Bergman, e fa pensare anche a quell’aria mitteleuropea che da sempre ha affascinato decine di musicisti. Ci viene in mente "Il Cielo Sopra Berlino" di Wim Wenders quando compare il grande Nick Cave o il bel tributo a Kurt Weill (1985) dove erano presenti Lou Reed, Marianne Faithfull, Stan Ridgway, Tom Waits e molte altre bellissime persone. Come i precedenti album,“Myopia” è stato registrato proprio a Berlino, città dove risiede la danese, quasi ad avvalorare questa tesi, inevitabile pensare anche a David Bowie ed alla sua irripetibile parentesi nella città tedesca culminata con tre storici album in tandem con Brian Eno. Impossibile, infine, non spendere due parole per le due etichette che hanno reso possibile la diffusione di questo album. Si tratta della prestigiosa Blue Note, in ambito jazz una vera istituzione, e della nobile tedesca Deutsche Grammophon che ne ha curato effettivamente l'edizione, una sorta d’attestato di merito per Agnes, un invito a frequentare i salotti nobili della musica e tenerla lontano dalle tentazioni mainstream della musica rock che poi è quanto di più lontano da quello che si ascolta nei quattro album registrati dalla danese. “Myopia” è un nuovo riuscito tentativo della Obel di avvicinare certa musica colta a una classe di ascoltatori avvezzi ad altre proposte, la sensazione è che pochi si ricorderanno di questo disco quando il 2020 volgerà alla fine, ma questo poco importa: l’importante è aver gettato il seme per raccogliere qualcosa di buono.

Voto: 7.5/10
Ricardo Martillos

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