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17 Maggio 2012

V.A. Mojo Magazine’s Presents Pet Sounds Revisited

2012 - Mojo Magazine
[Uscita: /06/2012]

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Vivamente consigliato da DISTORSIONI

 

Forse saprete che i ‘vecchi’  Beach Boys sono stati di recente in tour negli U.S.A. per festeggiare il 50° anniversario di attività: continueranno a girare il mondo come dei giovincelli, e saranno anche in Italia per due date, il 26 Luglio a Roma ed il 27 a Milano. Inoltre il 5 Giugno 2012 uscirà un nuovo lavoro, e questa è forse  la notizia più clamorosa, sia per B.B. dipendenti che per i detrattori, che hanno sempre pensato a loro solo come quelli di Barbara Ann (purtroppo ce ne sono molti). Intanto gira in You Tube That's Why God Made the RadioIl nuovo singolo della band – sì, come se fossimo a metà anni ’60, non credo alle mie orecchie -  stupendo, da pelle d’oca! Questa la formazione del terzo millennio: Brian Wilson (voce, tastiera), Mike Love (voce), Al Jardine (chitarra, voce), Bruce Johnston (basso, voce) e David Marks (chitarra, voce).  E cosa ha pensato bene (anzi benissimo!) di fare intanto il magazine inglese Mojo? Accludere al numero di Giugno 2012 che sta per uscire  un magnifico cd (gratuito) con  il capolavoro in assoluto dei Beach Boys del 1966, “Pet Sounds”, rivisitato brano per brano, quattordici covers più  Good Vibrations reinterpretata da The Cornshed Sisters (Jennie, Cath, Liz and Marie), uscita solo online.

 

Bisogna dare atto alle quattro ragazze che compongono questa folk-band  di Sunderland, (Inghilterra nord-orientale) di aver fatto un grande lavoro cimentandosi con uno dei brani più complessi  dei Beach Boys, vocalmente e strutturalmente, cavandosela alla grande. E’ dal 2001 che il magazine Mojo realizza – ed acclude for free - stupendi cd perlopiù antologici, ma che fotografano efficacemente momenti salienti della storia del rock, artisti, album. Se avrete tempo e pazienza di visitare il sito che abbiamo indicato in calce a questa recensione scoprirete un vero forziere ricolmo di tesori rari e preziosi. Non è la prima volta che Mojo  Magazine scandaglia il mondo di Brian Wilson: nel numero del Gennaio 2007 ad esempio regalò ai suoi lettori “In my room, A tribute to the genius of Brian Wilson, featuring Rare Beach Boys track!”, con grandi covers tra l’altro di Who, High Llamas, Barracudas, Apples in stereo, Mockers.  Pet Sounds Revisited  2012 può vantare, dando la precedenza ai più titolati,  una  rivisitazione alquanto obliqua, con accenti  lisergici  di God Only Knows ad opera degli onnipresenti Flaming Lips di Wayne Coyne, che si fa apprezzare senza colpo ferire. 

 

mojoIl livello compositivo ed armonico di Pet Sounds  è talmente  alto che in teoria rende quasi impossibile rendergli un cattivo servizio, sbizzarrirsi invece sì: ecco allora un’acustica, informale e molto personale I’m waiting for the day di Jeffrey Lewis (Wooden Wand) e Janet Simpson (Delicate Cutters), Sloop John B  in raccolta versione folk-agreste (Tom McRae & the Standing Band), due tenerissime Wouldn’t it be nice  (Saint Etienne) e You still believe in me (Magnetic North), davvero  molto ispirate; Tim Burgess dal canto suo contribuisce  - assieme alle precedenti due meraviglie - a dare una spallata notevole  al cinismo, compagno ormai fisso delle (mie) giornate,  con  una dolcissima Don’t talk (put your head on my shoulder) corroborata da archi.  Troppo banale e zuccherino invece l’approccio vocale di Jodie Marie a Here Today, (era il lato b di Good Vibrations su 45 giri), finisce per rovinare la splendida song di Brian Wilson. Anche Les Limananas (altra band sconosciuta per chi scrive, ma quante ce ne sono in questo CD?), come  i Flaming Lips ritoccano con vena sottilmente  acida I know there’s an answer  trasportandola  in lande inedite rispetto l'estetica originale del capolavoro wilsoniano, davvero intriganti. 

 

Gaz  Coombes  ama  invece l’approccio calligrafico, dispensando una seducente I Just wasn’t made for these times, il brano in cui Brian Wilson apriva definitivamente il suo cuore, dichiarando candidamente al mondo in quel fatidico 1966 la sua estraneità ai tempi.  La Caroline no di Here we go magic sfoggia un insinuante  trip-hop appeal. Passando  ai brani strumentali di Pet Sounds: i Superimposers sono quelli più vicini all’originale spirito positivo, anche se malinconico, del disco  siglando una leggiadra Trombone Dixie,  Neil Cowley Trio  regalano a Let’s Go away for awhile  un sapido arrangiamento jazz pianistico, la percussiva Pet Sounds è trasformata da Human don’t be angry in una odissea etno-esotica di sette minuti e passa;  bisogna riconoscere soprattutto a Neil Cowley Trio e Human don’t be angry un gran coraggio nell’ aver voluto e saputo estrinsecare ciò che in quei brani  strumentali era solo suggerito,  edificando ex novo atmosfere di grande suggestione ed attualità. "Pet Sounds Revisited"  di Mojo Magazine - compilata da Dave Henderson, liner notes di Phil Alexander – sa ampiamente restituirci, con ispirati accenti avveniristici in alcuni episodi, l’afflato unico di uno dei più grandi manifesti musicali generati dal genio umano, quello di Brian Wilson.

Pasquale Wally Boffoli

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