Field Music Making A New World

Alla sua apparizione la band dei fratelli Brewis, Field Music, fece battere il cuore sia ai nostalgici della New Wave, XTC in particolare, che a quelli del prog, di cui certe atmosfere erano recuperate. Arrivati al settimo disco in studio il gruppo si lancia nell'ardito progetto di un concept album, come si usava negli anni '70: il tema gli effetti della prima guerra mondiale. A proporre il lavoro l'Imperial War Museum, un ente nazionale inglese, per insonorizzare un'installazione artistica. Il progetto nasceva strumentale, ma David Brewis ha sentito l'esigenza di scrivere anche i testi per dare al tutto un taglio più personale, anche se alcuni brevi strumentali fungono da introduzione o intermezzo tra le canzoni. A un primo impatto si vorrebbe chiedere una maggiore personalità alla musica, ma siamo nel 2020 e il citazionismo è ormai dominante: allora ci si può divertire a scoprire quali delle nostre band preferite sono anche quelle dei fratelli Brewis. Per iniziare, ascoltiamo Coffee Or Wine e i raffinati coretti ci fanno gridare: Steely Dan! O, quando il cantato si fa nevrotico, come in Best Kept Garden o nel singolo Only In A Man's World il raffronto coi Talking Heads è inevitabile. Altrove troviamo più somiglianze coi già citati XTC, in altri brani appaiono dissonanze canterburiane, come in A Shot To The Arm. Nella delicata A Change Of Heir raffinati intrecci di chitarra e piano creano un'atmosfera deliziosamente psichedelica, persino bucolica, mentre brani più ritmati come Do You Read Me? o Money Is A Memory, troppo 80's pop appaiono meno convincenti. Nell'insieme questo “Making A New World” scorre piacevolmente, pur non rappresentando nulla di trascendentale. Chi ama un sofisticato pop inglese, senza nessuna concessione a stili esplosi in anni recenti, lo ascolterà volentieri, anche se difficilmente entrerà nelle playlist di fine anno.