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25 Ottobre 2019

Devendra Banhart MA

2019 - Nonesuch
[Uscita: 13/09/2019]

Devendra Banhart, madre venezuelana e padre yankee, pur essendo un classe 1981, si è già lasciato alle spalle la bellezza di dieci album, incluso l’ultimo, uscito col prolisso titolo “MA”. Una carriera fatta di alti e bassi ma con riconoscimento e stima del pubblico crescente pur senza essere mai sceso a compromessi con musica di consumo e hit single d’alta classifica. Non ha la classe e il talento di un Sufjan Stevens, Mount Eerie o Phil Elverum, ma certamente è più conosciuto di loro in virtù di un modo di proporsi al pubblico più aperto e spontaneo, tipico delle persone con anima latinoamericana. La sua produzione è mediamente buona, però è uno dei pochi artisti del nuovo millennio che non ha un album migliore di altri, al limite possiamo considerare "Rejoicing In The Hands" (2004) e "Smokey Rolls Down Thunder Canyon" (2007) un capellino sopra gli altri. La sua creatività è andata scemando col passare degli anni e troviamo difficile che in futuro possa regalarci il classico colpo d’ala, di conseguenza dobbiamo accontentarci di album discontinui e con poche canzoni degne di nota. Con "Mala" del 2013 ha forse esaurito la benzina e questo nuovo “MA” dimostra che Devendra Banhart è ormai al capolinea e che il meglio sembra essere irrimediabilmente alle sue spalle. La solita alternanza di canzoni in spagnolo, poche per fortuna, e inglese non rappresenta più una sorpresa e non giova all’equilibrio di un disco già di per sé costruito su instabili fondamenta. Eppure l’inizio non è male, in fondo. Il tris di canzoni poste a inizio corsa, sembrano informare l’ignaro ascoltatore che in fondo Devendra Banhart non è cambiato poi di tanto. Is this Nice?, quasi una supplica, Kantori Ongaku, registrata in Giappone, che con un po' di fantasia rimanda al Lou Reed di Transformer, e Ami, sono nel classico stile dell’uomo di Houston e scivolano via lisce come l’olio. Per quanto ricorda Memorial, questa sarà la traccia che più farà parlare di sé, canzone di per sé splendida, peccato che Leonard Cohen abbia scritto cose simili 50 anni prima e che se fosse ancora vivo potrebbe accusare Banhart di plagio o di eccessiva devozione. Ci sono un paio di canzoni che sembrano estratte dal canzoniere del grande Caetano Veloso, October 12 e Love Song mentre le note dolenti di “MA” sono le tracce in lingua spagnola, Carolina e Abre Las Manos che, se da una parte denotano amore per la madre, dall’altra sono eccessivamente stucchevoli e noiose. Bella la conclusione di Will See You Tonight con il sorprendente ma gradito aiuto vocale della splendida Vashti Bunyan che chiude un album tutto sommato discreto anche se non trascendentale. Devendra Banhart sembra ormai essersi adagiato sugli allori e non sembra in grado di stupirci ulteriormente con altri album di alto livello, al decimo lavoro in carriera ha trovato un suo equilibrio e non rischia di fare passi falsi né di mutare drasticamente il proprio percorso musicale. Per questo e molto altro “MA” è un disco che ascolteremo e dimenticheremo in fretta.

Voto: 6.5/10
Ricardo Martillos

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