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12 Ottobre 2013

Pearl Jam LIGHTNING BOLT

2013 - Monkeywrench/Universal
[Uscita: 14/10/2013]

Pearl Jam Lightning boltParlare dei Pearl Jam significa raccontare di una band che ha fatto la storia recente della musica rock; e di questi tempi in cui tutto passa velocemente, in cui la musica è ridotta spesso ad una compilation di brani sul proprio iphone e in cui gli artisti/le band durano il tempo di un disco o quasi, disquisire di una band che è insieme dal 90 e continua a fare musica di una certa qualità (piaccia o meno) divertendosi, è già da solo un elemento da apprezzare, da elogiare, da sottolineare. I Pearl Jam sono sicuramente ancora vivi, passati da anni importanti, mentre molti altri si sono persi strada facendo, sono mutati, sono scomparsi, loro sono rimasti i soliti rockers del grunge made in Seattle. Proprio in riferimento al loro nuovo album “Lightning Bolt”, l'aggettivo “solito” sembra essere il più appropriato, molti hanno accolto il disco della band criticando il fatto che non ci sia nulla di nuovo. Come scoprire l'acqua calda insomma, perchè se c'è una cosa lampante ed evidente della band di Seattle è proprio quella di non aver mai  cambiato la propria idea di musica, di non aver mai avuto grande fantasia, di avere una linea chiara seguita ciecamente, riuscendo forse anche per questo a creare album che al di là di tutto suonano sinceri e di grande personalità, con un marchio di fabbrica evidente immediatamente e riconoscibile, anche sentendo pochi secondi di un brano, magari in lontananza.

 

Pearl JamVale anche per “Lithning Bolt” (prodotto dal fedelissimo Brendan O’ Brien), ultima fatica di Eddie Vedder, Stone Gossard,  Jeff Ament, Matt Cameron e  Kenneth Gaspar, che arriva a distanza di quattro anni dall'ultimo lavoro “Backspacer”. In un certo senso è un ritorno all' ”antico” se pensiamo al penultimo album dei Pearl Jam, legatissimo (una sorta di appendice) per una serie di evidenti motivi alla colonna sonora firmata da Vedder per il celebre film “Into the Wild”, che molti (nuovi e giovani fan) apprezzarono  ancora presi (forse) dalle atmosfere emozionanti del film di Sean Penn, ma che molti altri, i più fedeli (e vecchi seguaci) non capirono. “Lithning Bolt”  torna indietro  di qualche anno, per lo meno riguardo l'energia che tutto o quasi il disco sprigiona in particolare in alcune tracce come Getaway, pezzo d'apertura, e Mind your Manners (singolo di lancio), e almeno nei primi sei brani: puro rock grunge, con venature punk (alla Bad Religion) e la voce di Vedder sempre in gran forma.

 

Riff energici e riconoscibilissimi  che ti rimandano subito ad album storici come il primo “Ten”, “Vitalogy” o “Yeld”. “Lithning Bolt” dà l'impressione di essere diviso in due parti, nelle quali sono raccolti gli ultimi anni (artistici ed umani) dei Pearl Jam: prima parte che si chiude virtualmente con Lithning Bolt (brano meno riuscito di altri). La seconda parte si apre con Infallible (accenni di funk per un pezzo che rimane in testa solo per l’intro) per poi continuare con tracce ancora dal sapore “Into the Wild” (Pendulum, Swallowed Whole, conpearl-jam la voce di Vedder potente e sensuale), soprattutto Future Days che chiude il disco e sembra davvero un brano estratto da  “Music from the Motion Picture: Into the Wild”. Episodi  che emanano ancora quell’atmosfera di libertà, solitudine e immensi spazi a prescindere dal significato dei testi, con una venatura pop che attraversa tutte le dodici tracce. I Pearl Jam ci sono ancora e  sono fortemente affiatati: hanno affermato recentemente che la loro longevità come gruppo dipende dal fatto che fanno vite totalmente separate, e si ritrovano solo per i live e per registrare gli album in maniera definitiva;  mantengono alto il nome del grunge o di quello che fu, del rock  diretto e semplice fatto col cuore.

 

Voto: 7/10
Sisco Montalto

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