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29 Agosto 2013

Blackfield IV

2013 - Kscope
[Uscita: 30/08/2013]

blackfield iv coverDietro la sigla Blackfield si nasconde l'ennesima collaborazione di Mr. Steven Wilson stavolta con un musicista israeliano a nome Aviv Geffen. Questo strano connubio fra un emerito sconosciuto, almeno in Europa, come Geffen ed un noto e stimato strumentista come Wilson ha funzionato molto bene nei primi due dischi dati alle stampe, "Blackfield" (2004) e "Blackfield II" (2007), interessanti album con più di un motivo d'interesse, non a caso qui alcuni pezzi, non molti per la verità, vedevano la firma del leader dei Porcupine Tree che produceva il tutto, alla perfezione come sempre. Sì perché va detto e chiarito per evitare malintesi: i Blackfield non sono altro che il progetto di Aviv Geffen, Wilson sempre preso ed impegnato al solito su molteplici fronti, collabora nei suoi rari ritagli di tempo e sembra poco interessato a promuovere e mettere anima e corpo in questo progetto. Già il terzo disco, "Welcome to my dna" (2011) dietro la facciata rappresentata dalla bella copertina lasciava intravedere segni di tentennamento e cedimento creativo da parte dell'israeliano che in quel lavoro si prendeva l'impegno di firmare la totalità delle songs  con una sola eccezione. Il disco era più che dignitoso ma allo stesso tempo faceva suonare un campanello d'allarme. Che puntuale sembra essere squillato in quest'ultimo sconfortante "IV".  Un disco, che al contrario degli altri lavori del nostro esce a breve distanza dal precedente, una breve pausa che non sembra aver giovato affatto alla sua riuscita. Un album fra le altre cose cortissimo, poco superiore ai 30 minuti, ma questo può essere un bene visto il risultato, con un timing dei pezzi presenti che non arriva mai ai 4 giri di lancette.

 

Come dire: spazi strumentali assenti o quasi, il tutto lasciato alle melodie ed alle parti cantate. L'inizio soffuso con la voce "radiofonica" di Steven Wilson illude sulla consistenza del disco che rapidamente scivola via in mielose e spesso irritanti canzoni. A poco servono le ospitate di Brett Anderson (Suede) che figura in Firefly, nemmeno la cosa peggiore dell'insieme, Jonathan Donahue (Mercury Rev) che aiuta nella soporifera The only fool is me e Vincent Cavanagh (Anathema) nella sdolcinata Xray. E' proprio in pezzi come questi che si rivela l'anima del disco, solo una finestra aperta per le composizioni di Geffen che magari senza la spalla fondamentale di Steven Wilson nessuno avrebbe considerato e mai degnato d'attenzione. Poco si salva in conclusione, tra le poche luciblackfield live troviamo Jupiter, che pare ripercorrere i sentieri cavalcati dal John Grant magnifico di "Queen of Denmark" e, sarà un caso, la lead vocal è ancora di Wilson che cerca di salvare il salvabile come diceva l'Edoardo nazionale. Proprio i due pezzi che lo vedono maggiormente coinvolto sono quelli scelti dalla Kscope per promuovere l'album, traete voi le conclusioni. Di certo questo è il disco peggiore nel quale Steven è stato coinvolto o abbia mai suonato. Parlavamo a ragione della sua iperattività che sembra non giovargli affatto, quello scivolare ed ondeggiare fra Porcupine Tree, il suo personale progetto solista su sentieri (quasi) prog-metal e questi Blackfield lasciando da parte le decine di produzioni annuali. Una vera delusione questo "IV", magari in Israele andranno pazzi per queste melliflue canzoni ma dalle nostre parti paiono scivolare via indifferenti senza colpo ferire. Meglio allora per Wilson abbandonare il compagno d'avventure Geffen e lasciarlo da solo ad autocompiacersi con le sue innocenti canzoni. E' solo un consiglio e tale rimane, alla prossima folks!

 

Voto: 5/10
Ricardo Martillos

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