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5 Marzo 2020 ,

The New Division Hidden Memories

2020 - Division 87 Records
[Uscita: 27/01/2020]

Certo, quando nel 2008, in quel di Riverside, California, John Glenn Kunkel e Michael Janz, cui presto si sarebbero aggiunti Brock Woolsey e Mark Mikalski, fondavano i New Division, i nomi sacrati di Joy Division e New Order dovettero apparire a caratteri cubitali nel loro codice genetico. Con quelle band, soprattutto la prima, i Nostri non hanno quasi alcunché in comune sul piano del patrimonio tecnico e artistico, e tuttavia ciò non impedisce loro di risultare alquanto gradevoli all’ascolto. A cinque anni dal loro ultimo disco, “Gemini”, i musicisti californiani rilasciano per i tipi della Division 87 Records questo “Hidden Memories”. Dieci segmenti di buon synth-pop, con spruzzi di vernice new wave e inserti di elettronica in stile Depeche Mode. Già con l’inaugurale Clear, la via è segnata: voce ben modulata, strumenti calati in una piacevole atmofera anni Ottanta, come fossimo nella immediata periferia londinese o immersi nelle perenni brume mancuniane. E così via scorrendo, i brani scivolano via agilmente sul tappeto come brevi lampi sonori coniugati per sintetizzatori e strumenti tradizionali (Fascination, Lost Life, Modus). A diversificare l’ascolto delle prime tracce, invero, giunge la splendida linea melodica di Broken, chitarra ben dispiegata su una trama di gradevole pop, e voce ispirata sulle orme di certo Brit-sound di derivazione 4AD, forse l’episodio migliore dell’album. Il ritmo di pura matrice dancetronic di The Line, con Jasmine Knight come ospite, alla voce, ci riporta a livelli meno pregnanti artisticamente. Sulla stessa scia si dispone la danzereccia Needs Are Denied, determinando un notevole abbassamento della qualità complessiva del disco, che nella prima parte pare indubbiamente più ispirato, mentre Over riattinge piani qualitativi nettamente superiori, con una sorta di ballata in stile new wave dalla notevole atmosfera crepuscolare. I ritmi coinvolgenti da techno-pop di Enough Is Enough recano l’album al suo suggello finale, Ride, una pennellata di synth di ottima fattura. In ultima analisi, un disco da cui si potrebbe senz’altro prescindere ma non privo di un qual certa gradevolezza.

Voto: 6.5/10
Rocco Sapuppo

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