Masabumi Kikuchi Hanamichi – The Final Studio Recording

Ogni tanto per ascoltare bisogna rimanere fermi e chiudere gli occhi. Questo album in piano solo raccoglie gli ultimi lavori in vita del saggio pianista giapponese Masabumi Kikuchi, per gli amici Poo, morto nel 2015, e rappresenta uno spunto di riflessione sullo stato della musica jazz attuale. Cominciamo col dire subito che ci troviamo davanti finalmente a un album, "Hanamichi", in cui standard del jazz vengono suonati senza eccessi di trasfigurazione mascherata né fronzoli artificiali accademici. La sapienza orientale del silenzio incondizionato permea la libertà improvvisativa nell'interpretazione di temi molto conosciuti che provengono dai musical di Broadway ( Summertime, My Favourite Things, quest'ultima divisa come una suite in due parti molto differenti, quasi antitetiche ). A questi si aggiungono un'improvvisazione e una composizione dello stesso Kikuchi. La musica scorre dentro una dimensione trasognata e impulsiva al tempo stesso. Desta impressione inoltre leggere le note di copertina in cui sono riportate le parole di elogio del pianista espresse da Gary Peacock nel Maggio 2020, perché da lì a pochi mesi anche il contrabbassista, con cui Kikuchi ha registrato diversi dischi tra cui il bellissimo "Voices" del 1971, ci avrebbe lasciati. Sembra infatti di assistere alla fine di un'era, in cui il jazz viveva della vita autonoma propria che gli conferiva l'esperienza dei grandi Maestri. Non si vuole essere nostalgici, ma la conservazione del repertorio degli standard sembra oggi conoscere soltanto la via che, a parte qualche eccezione, passa da un processo di svecchiamento accademico e non dall'innovazione di una ricerca sperimentale sentita, al contrario di come il nostro Poo, che aveva una strana postura non convenzionale al pianoforte e diceva di non avere alcuna tecnica, aveva proceduto negli anni '70 e '80 anche con il synthesizer.