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12 Dicembre 2012 ,

Francesco Guccini L’ULTIMA THULE

2012 - EMI Music
[Uscita: 27 /11/2012]

Guccini – L’ultima Thule (2012) EMI Music Italy s.r.l. # Consigliato da DISTORSIONI

 

 

1)

E anche il Francesco ha deciso di salutarci. L’uomo che non ha mai detto d’esser poeta, ma che ha intriso di lirismo la nostra vita quotidiana per quarantacinque anni, ha deciso che può bastare. Se è vero che a canzoni non si fan rivoluzioni è anche vero che Guccini ha rivoluzionato la nostra percezione della vita, arricchendola col suo sguardo acuto, ironico e familiare. Piccole storie o eventi epocali, attraverso la luce fioca di una lampadina, quella da trenta candele, filtrata dalla notte racchiusa in un bicchiere, sono, ora come allora, lo specchio di un’Italia e di un mondo che non esistono più se non nei ricordi di chi, quell’Italia e quel mondo, li ha visti e vissuti. Francesco non vuole star qui ad libitum a raccontarci cose vecchie con il vestito nuovo. Meglio smettere ora, lasciando un pugno di canzoni bellissime e struggenti.

 

“L’ultima Thule” contiene capolavori che affiancano in bellezza e malinconico splendore immortali perle del passato. Canzone di notte n°4 è meravigliosa e definitiva e ti porta a riascoltare la sublime Canzone di notte n°2 , lasciandoti con il bicchiere forse vuoto, ma con l’anima tracimante. L’uomo che ama definirsi artigiano più che artista, incanta con L’ultima volta: è il passato che vedi e che senti, sono gli attimi vissuti e ormai spenti, dati per scontati e persi per sempre. Quel giorno in collina muove alle lacrime, così come il Francesco uomo/bambino che ci accoglie all’inizio del disco. Registrato nel mulino che fu dei nonni, a Pavana, con la complicità eccelsa dei compagni di una vita: Flaco Biondini alle chitarre, Vince Tempera alle tastiere, Ellade Bandini alla batteria, questo disco chiude un’epoca leggendaria della musica italiana. Francesco ci lascia con un album immenso. Il testamento di un pagliaccio è un faro su ipocrisie e meschinità, metastasi di un paese retto da guitti.

 

L’ultima volta (va citata ancora), è una gemma maledetta e oscura che a braccetto con l’ironica, autobiografica, surreale Gli artisti, porta l’uomo orgoglioso, fra tante stanche pecore bianche, di morir pecora nera, a  interrogarsi sulla fine delle piccole, immense cose che crediamo eterne: l’ultimo bacio, l’ultima sigaretta, l’ultimo bicchiere, l’ultimo sguardo sul mondo. E, alla fine, L’ultima Thule; i porti si chiudono, la gente delle storie antiche come le nostre è già quasi tutta morta (“chi per età, chi inseguendo una maturità, si è sposato, fa carriera ed è una morte un po’ peggiore"). Anche il Franz si è sposato e a 72 anni è una scelta saggia visto il paese in cui viviamo. Ma noi vecchi Cyrano, in eterno viaggio fra Venezia e Bisanzio, l’Isola non l’abbiamo mai trovata e “dentro il fiordo si spegnerà per sempre ogni passione, si perderà in un’ultima canzone, di me e della mia nave anche il ricordo”.

                                                                                                        Maurizio Galasso

 

 

 

2)

Parafrasando un mondo musicale assai distante da quello Guccini – L’ultima Thule (2012) EMI Music Italy s.r.l. di Guccini si potrebbe dire che “la canzone rimane la stessa”. Il cantastorie di Pavana ci (ri)propone infatti un album contenente la sua abituale poetica e gli argomenti da sempre prediletti durante la quasi cinquantennale sfolgorante carriera: le notti, la montagna, il viaggio, l’essere artisti, l’intimismo delle amicizie e delle storie di vita, aggiungendo, ora che l’età si è fatta tarda, la memoria, il ricordo del passato vissuto con un pizzico di nostalgia ma senza rimpianti. Accompagnato dagli amici di sempre: Juan “Flaco” Biondini, Vince Tempera, Ellade Bandini, Antonio Marangolo, più una manciata di ospiti, Guccini riesce ad affascinare ancora una volta con un album scarno, senza orpelli e sovrastrutture, ornato da deliziosi arrangiamenti (apparentemente) ridotti al minimo. Anche se non ne viene inficiata la qualità dell’opera è quasi un disco “a metà” per Guccini questo L’ultima Thule se consideriamo lo spazio concesso ai collaboratori. Su otto canzoni solo tre sono firmate totalmente da Francesco. Biondini firma le musiche di tre brani e altre musiche sono siglate Dati/Fontana e Grassilli, quest’ultimo e il citato Dati persino autori di una parte dei testi di un paio di brani, mentre le parole della bella e commovente canzone partigiana Su in collina sono semplicemente, ma stupendamente, la traduzione italiana e Gucciniana di una poesia del poeta dialettale Gastone Vandelli.

 

A questo proposito un album ricco di poesia e di una ricercatezza verbale senza pedanterie e pesantezze che strappa invece sorrisi ammirati nell’ascoltare qua e là vocaboli e parole in disuso, o virate da locuzioni dialettali, sposarsi magicamente col moderno italiano in una chimica poetica leggera e ariosa. E se la canzone rimane la stessa per una volta non si tratta di un difetto. E’ ancora un piacere assoluto ascoltarefrancesco_guccini_l_ultima_volta quella voce sempre più strascicata che recita il consueto immaginario Gucciniano fatto sempre e ancora di vino, chitarre, cortili, sentieri Appenninici, navigazioni a vela e ultimi boccali. E se nella giocosa e pungente Il testamento di un pagliaccio si può leggere la satira politica dedicata a biechi personaggi dei nostri tempi recenti, l’intimismo della bellissima Canzone di notte n° 4 e di Quel giorno di aprile dedicata alla liberazione dal giogo nazi-fascista, ci ripropone il Guccini memore dei tempi andati e cosciente di quello che trascorre inesorabile, cosa che accade anche in L’ultima volta, mentre la musicalmente franco/argentina Gli artisti non è che un atto di modestia, da parte dell’autore, un chiamarsi fuori da ciò che è vera arte quando si è solo autori di una manciata di piccole canzoni che non resteranno nella memoria di nessuno.

 

Naturalmente sappiamo che non sarà così. Guccini fa parte della nostra storia e della nostra cultura e mai sarà dimenticato, dopo avere arricchito con le sue storie cantate (e scritte) l’esistenza di tante persone col suggello di quest’ultimo tassello musicale, perla finale, a detta dell’autore, di una carriera irripetibile per molti, che si conclude splendidamente con il manifesto programmatico della canzone che dà titolo all’album, quell’Ultima Thule che, al contrario delle isole non trovate delle opere giovanili, è l’isola misteriosa punto di arrivo di un’ultima navigazione quella verso la fine del mondo, del tutto e della vita. Metafora triste ed assoluta, anche se magnifica, della solitudine, della stanchezza di vivere e del termine di ogni cosa.

 

Guccini – L’ultima Thule (2012) EMI Music Italy s.r.l. Durata dell’album i quarantatrè minuti canonici di un vecchio ellepi anni settanta, produzione perfetta di Biondini/Marangolo/Tempera, e copertina che non posso fare a meno di citare, poiché oltre la sua bellezza intrinseca è una foto di Luca Bracali che porta il mio stesso cognome. Quando avevo quattordici anni affascinato dai misteri, dai miti e le leggende dei popoli antichi, la sera a letto quando i miei genitori mi esortavano a spegnere la luce perché “il letto è fatto per dormire e non per leggere” lessi più volte dell’Ultima Thule, isola di ghiaccio e fuoco dove non tramonta mai il sole, terra estrema del nord circondata da sirene e da mostri marini e in età più adulta mi fece piacere ritrovarla citata, seppure di sfuggita, da De Andrè (Via della povertà) e adesso ancora più felice l’ho ritrovata in una struggente canzone che chiude un album notevole, permeato di poesia, di malinconia e disillusione, e di riflessioni sul senso della vita, da inserire tra le opere più significative e sincere di Francesco Guccini.

                                                                                                     Maurizio "Pupi" Bracali 

 

Maurizio Galasso/Maurizio "Pupi" Bracali

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