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10 Maggio 2014 ,

L’Inverno della Civetta L’INVERNO DELLA CIVETTA

2014 - Taxi Driver Records/Dreamin Gorilla Records
[Uscita: 28/03/2014]

L’Inverno della Civetta L’INVERNO DELLA CIVETTAE’ sempre una bella notizia quando musicisti provenienti da varie esperienze si riuniscono in un progetto comune, se poi si dà vita ad un disco di sorprendente vitalità e di considerevole qualità artistica, non possiamo che salutare con grande piacere l’uscita di questo album. A dare il ‘la’ a L’Inverno della Civetta è stato Mattia Cominotto, (Meganoidi e factotum dei Greenfog Studios), che ha raccolto intorno a sé un gran numero di musicisti della scena indipendente ligure per delle session che hanno poi dato vita al disco. Decisivo anche il supporto delle due etichette indipendenti, la Taxi Driver Records di Genova e la Dreamin Gorilla di Savona. Opera collettiva, in cui ognuno ha portato il suo stile e il suo bagaglio musicale, ma non si tratta di una carrellata sulla scena ligure, ma di un album che cerca faticosamente una sua linea guida; se infatti è inevitabile che le canzoni vengano declinate secondo generi e sensibilità diverse, alla fine dell’ascolto ci si rende conto che un filo comune esiste. Esiste nelle atmosfere decisamente notturne e cupe, con l’eccezione della breve Numero 7 che appare come un corpo estraneo, nell’ispirazione cercata non nella riviera solare da depliant turistico, ma in una regione affogata nella crisi industriale, nella speculazione edilizia, nella disgregazione del tessuto sociale. Si respira inquietudine, paura del futuro, perfino desolazione. Se musicalmente lo stoner e il metal costituiscono l’ossatura portante si aprono però alle più svariate contaminazioni, post rock, psichedelia, folk, prog, hardcore, country, dando vita a un album vario e intenso.

 

«L’inverno della civetta è cominciato. Era un inverno ballerino in quella città di mare spazzata dai venti di mistral, uno di quegli inverni dove il caldo e il freddo si alternano senza soluzione di continuità. La nebbia verde saliva dal mare e offuscava le menti, il vento urlava e si rischiava facilmente di perdere la direzione del cammino. Tutto diventava confuso e le strade non erano più quelle che ti aspettavi». Sono parole di R. Amal Serena,il giorno della civetta fotografa e illustratrice, che ha curato l’immaginario del disco e che ben descrivono, non solo il periodo invernale in cui sono avvenute le registrazioni, ma soprattutto il senso di smarrimento, di incertezza che si respira nel disco. Fra i brani migliori segnaliamo l’iniziale Territori del Nord Ovest, la voce sembra uscire feroce e tormentata dai meandri più bui e oscuri dell’animo, il ritmo martellante e ripetitivo contribuisce all’effetto di spaesamento complessivo, in Morgengruss i tempi si dilatano, le note della chitarra restano magicamente nell’aria, gravi, pensose, anche la voce maschile procede lenta e cantilenante, contrappuntata da un coro che aggiunge magia e tenebrosa inquietudine. Bantoriak è uno strumentale grondante angoscia con una ritmica ossessiva su cui si impianta una chitarra acida; dura dieci minuti Estonia, fantastica cavalcata fra post rock e stoner selvaggio, praticamente strumentale, se non fosse per gli inserti tratti dai dialoghi di “Stalker”, il film di Andrej Tarkovskij richiamato anche per i colori lividi e l’ambientazione desolata e in rovina che ben si addice al mood del disco. Un plauso alla copertina, opera di Jessica Rassi, illustratrice e chitarrista dei Mope, uno dei gruppi coinvolti in questo Inverno della Civetta.

Voto: 7/10
Ignazio Gulotta

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