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16 Giugno 2014 , , ,

Mai Mai Mai Δέλτα (DELTA)

2014 - Yerevan Tapes (12” Limited Edition)
[Uscita: 24/05/2014]

mai-mai-maiLa simbologia pitagorica del tetraktys è rappresentata da un triangolo equilatero che raffigura la successione numerica dall’1 al 4. Il delta è la quarta lettera dell’alfabeto greco e in maiuscolo corrisponde a un triangolo. I presocratici e la scienza esoterica della teosofia -che tanto viene tirata in ballo dalla nuova scena psichedelica occulta - associavano al numero quattro l’interazione degli elementi principali: fuoco, aria, acqua e terra. Le sonorità di questo nuovo album di Mai Mai Mai vogliono rappresentare appunto una nuova indagine sulla materia che parte dal futuribile per poi fare ritorno nei luoghi atavici dell’origine. Si tratta di una drone elettronica di immersione. Di un ambient delle particelle compositive. L’elemento sonoro è una specie di riflesso tangibile e sensoriale di vibrazioni. Il collegamento visionario e concettuale con il precedente “Theta” (Boring Machines 2013) potrebbe far pensare ad un unicum tematico destinato forse a non essere ancora compiuto. Gli intenti sembrano quelli di un’entropia ambientale, di un’esplorazione che per arrivare in profondità si richiama al magico, al mitologico, alla ritualità arcana. 

 

Una conoscenza interiore e psicoanalitica che passa dallo studio morfologico chimico e dinamico delle radici. Quattro pezzi di enorme fascinazione giocati tra ipnotismo e folgorazioni cosmogoniche. La semiotica ricorre nei titoli e nelle immagini di copertina. Euphrone con i suoi ermetismi giocati su disturbi atmosferici che partono da tapes per poi screziarsi di graffiature metalliche ad opera di sequenziatori e finendo per diventare perturbazioni emozionali allo stato puro.  Egualmente inquietante e venata da richiami Mai Mai Mai promochiesastici e solenni Bysantion con un finale che si dissolve in un pulviscolo di modulazioni cosmiche. Tetraktys perpetra la dissociazione sensoriale scomponendo e ricomponendo elementi astratti e concreti, sentori tribali, loops onirici, eco e frames di voci distorte da folate di feedback in bassa frequenza. Ed un elogio va sicuramente speso per il contributo dato da Stefano Isaia con la mistica del suo clarinetto e dall’organo di Donato Epiro guest star insieme a Piovs con il suo moog. Phuge riesce a toccare apici di cripticità e ritmicità ansiogena con un assemblaggio sublimato da progressioni sempre più intense. Veramente un disco rivolto ad adepti del genere, tiratura limitata a 500 copie e un artwork firmato da S. Anhayt. Cosa potevamo aspettarci di più dal più oscuro messaggero dell’Egeo, padre putativo della divinità marina Thalassa?

 

Voto: 7.5/10
Romina Baldoni

Audio

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