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16 Novembre 2016 , , ,

Mai Mai Mai Φ (PHI)

2016 - Boring Machines-Not Not Fun
[Uscita: 21/10/2016]

#consigliatodadistorsioni


E' molto interessante sapere che la simbologia del phi - φ rappresenta la cosiddetta sezione aurea o costante di Fidia, una proporzione criptica e oscura, un numero irrazionale che nell'immaginario storico e filosofico della tradizione occidentale incarna il rapporto tra macrocosmo e microcosmo, divino e umano, universo e natura. La conclusione della trilogia di Mai Mai Mai si è incentrata proprio sulla ricerca interiore di senso, su un'indagine della natura umana riflessa di fronte al mistero atavico dell'origine e del divenire. Tre lettere alfabetiche greche: Theta, attinente al sole e alla luce primigenia, Delta come coefficiente matematico della distanza e della variazione, come coscienza/conoscenza che ci rapporta alla deità e Phi che stabilisce l'armonia, la comprensione del tutto in una sua parte e viceversa. Non sembra quindi essere un caso che il capitolo finale ci riporti alla materia, alla particella infinitesimale che origina e forgia il mondo e all'energia che tutto muove e trasforma. In questo senso l’elettronica, l’energia tellurica sprigionata dai drone in bassa frequenza, i feedback trasversali di disturbo e i samples inseriti diventano funzionali alla scenografia del caos.Tutto si genera dal caos, tutto prende vita dal non ordine: dagli atomisti di Democrito fino a Parmenide, Anassagora, Empedocle e tutti i presocratici è diffusa l’idea che la forza risiede nella materia. La trasformazione è necessaria all’equilibrio, il flusso che tutto modifica è energia vitale. Tra l’altro il flusso è indicato proprio dalla lettera greca Phi.

 

Nuktipolois apre le danze iniziatiche con un ossessivo crescendo di riverberi digitali che duellano con l’accordion del bravissimo Luca Venitucci. E siamo alla risacca del mare, al magnetismo pulsante delle onde che si infrangono sugli scogli; scontro di resistenze e consistenze. Le voci di sottofondo e l’uso non casuale della fisarmonica ci riportano ai documentari etnografici di Diego Carpitella in cui l’influenza tra antropologia, folklore e radici si fonde in un unico primitivo palpito. Magois così come Bakkois flirtano con gli impulsi, con le scariche elettriche a riportare l’idea di magma, di tensione latente che precede l’esplosione più scintillante. La regolarità ritmica mette a nudo i tratti di un rituale in un crescendo di tensione agogica che avvicina sempre con maggiore evidenza il suono alla vibrazione dello spazio vitale. "Phi" guarda al passato e alla storia che influenza il pensiero dei popoli e degli uomini ma si serve delle suggestioni per immettere nel flusso anche i rumori industriali e stridenti dei nostri tempi di contraddizioni e trasversalità. L’intento è un sincretismo costruttivo che sappia dare prospettiva di senso alle cose. Per intravedere nuove forme e nuove direzioni e per misurarne la profondità. Tutto sembra quasi un reframe onirico e visionario in cui non è affatto secondario l’aspetto psichico e in questo senso la psichedelia caleidoscopica e a tratti i loop narcotici di Mustais e Lestais fungono da stasi preparatoria. La catarsi è il capitolo finale. Akea è la parola che chiude la trilogia, una parola che si articola e si trasforma con i ritmi occulti e misterici della materia suono. La verità ce la porta il suono armonico, il klang che traduce il respiro dell’universo. Chi poteva meglio interpretare questo afflato se non l’intermediario per eccellenza della musica delle sfere? Lino Capra Vaccina.

 

Voto: 8/10
Romina Baldoni

Audio

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