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2 Novembre 2019 ,

Cigarettes After Sex Cry

2019 - Parisan Records
[Uscita: 25/10/2019]

Esiste tutta una logica della folgorazione che appartiene alla tradizione occidentale alla quale il texano apocrifo Greg Gonzalez ha attinto generosamente per produrre quella fenomenologia dello spirito assente che è stato il primo Lp dei suoi Cigarettes After Sex; qui le estasi da cameretta trovavano posto accanto a trasgressioni da “Ultimo Tango a Pittsburgh” condite da grandi lacerazioni emotive. Lo si deve ammettere, la banalità della folgorazione ci aveva folgorato. Gli arditi languori desolanti di brani come Sweet avevano colpito nel segno, lasciando l’ascoltatore sensibile alla malinconia libero di rotolarsi in una sofferenza ben ritmata dai colpi di rullante rubati a una versione clinica e specialissima di Joy Division bradicardici. Un colpo al cuore dal quale solo a fatica molti di noi si erano ripresi, e solo per gridare al capolavoro, per poi riprendere la classica posizione melanconica del capo sotto il cuscino. Bene abbiamo speso circa centocinquanta parole, grosso modo la metà di una recensione discografica di media estensione, per descrivere l’album che precede il vero oggetto delle nostre attenzioni, vale a dire “Cry”, il nuovo disco della band. No, non sono cambiate le norme redazionali; no, non abbiamo deciso di aggiungere un lirico cappello alle nostre considerazioni. Abbiamo deciso di parlare dell’originale, piuttosto che della copia. Tutto ciò che i Cigarettes After Sex avevano da dire lo hanno già detto in un album eponimo che riassume e chiude una modalità compositiva tanto appassionata quanto celibe. Nell’impossibilità di una filiazione qualsiasi, Gonzalez e soci hanno onestamente preso atto della cosa e hanno fatto ricorso all’unica risorsa disponibile: la clonazione. “Cry” non è la copia del disco precedente, è quello stesso disco. La differenza è che la prima volta che lo avevamo ascoltato non esisteva ancora. La stessa musica da buco della serratura, gli stessi accordi rallentati, lo stesso riverbero sognante sino alla nausea. La qualità rimane molto alta. Hentai non ha nulla da invidiare a Apocalypse, così come il singolo Heavenly potrebbe tranquillamente essere assunta come manifesto del dream pop contemporaneo post Mazzy Star. Il problema rimane quella irritante questione del già sentito, quel veleno noioso che ricopre tutti i germogli nati nel deserto emotivo che ora come allora rappresenta il setting preferito dal dott. Gonzalez e soci. L’inferno, se reiterato, può essere un posto piuttosto confortevole, così come diceva Flaiano dell’amante nella sua presenza riprodotta in continuità nel tempo null’altro che “una specie di moglie e di marito che col tempo diventa insopportabile”.

Voto: 5/10
Luca Gori

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