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25 Maggio 2012

Iggy Pop Après

2012 - Digital Download, Vente Privée
[Uscita: 09/05/2012]

iggypop apresNavigando in rete si apprende che “Après”,  il nuovo lavoro – ancora una volta atipico - di Iggy Pop è nato sull’onda di pronunciate polemiche tra  l’artista e la Virgin-Emi che – riporto fedelmente -  ha storto un po’ il naso, e non ha voluto produrlo giudicando il lavoro proposto dal leader degli Stooges come un sicuro insuccesso’. Vale la pena leggere le pesanti parole della versione dei fatti di Iggy: 'Non lo hanno voluto, pensavano che non avrebbe fatto soldi, che ai miei fan non sarebbe piaciuto. Avrebbero preferito che avessi fatto un album con i successi punk, ma che cosa ha mai fatto una casa discografica per me se non umiliarmi, tormentarmi e trascinarmi in basso?’. L’artista ha pensato quindi di renderlo disponibile solo su internet, fisicamente solo  sul sito Vente Privée. Ed ancora, sempre Iggy  ‘Molte di queste canzoni sono in francese, probabilmente perché è la cultura francese che ha più ostinatamente resistito agli attacchi mortali della macchina musicale angloamericana, così ho voluto cantare alcune di queste canzoni, sperando che la mia voce susciti nei miei ascoltatori le stesse emozioni che ho provato io ascoltandole’.

 

Non potendo assodare quanta di questa diatriba sia autentica e quanta studiata a tavolino, sin dove arrivi la buona fede dell’artista o giochi un latente senso persecutorio (ah ah ah ...!),  non mi resta che giudicare obiettivamente “Après”, nel quale il nostro continua, con i registri più profondi che la sua voce vissuta gli permette, a percorrere esattamente il cammino di ‘serial crooner’ intrapreso in “Preliminaires” (2009), che già aveva notevolmente disorientato. Con sguardo retrospettivo però non si dimentichi che la sua inedita vena crepuscolare già era emersa in modo considerevole in  “Avenue B” (1999). Preliminaires conteneva un paio di songs dal mood francese: in Après invece sono ben cinque e questo dimostra come il 65enne rocker sia molto ‘preso’ (o andato fuori di testa, a seconda di come la prendete) in questa fase ormai molto inoltrata della sua carriera da quella tradizione cultural/canzonettistica, del resto il suddetto commento è abbastanza chiaro a riguardo. Obiettività (quella di chi scrive!) vuole – se si riesce a dimenticare, ed è davvero molto arduo, ciò che Iggy è stato, e se si prova a mettersi un po’ nella sua attuale ottica artistica - che un paio di episodi francesi di “Après”  acchiappano ed affascinano con il viatico di un approccio dannatamente decadente: la bellissima Les Passantes di George Brassens (Iggy qui mi commuove, 'un nouvel profond existentialisme' ... é grave?) e Et si tu n’existais pas di Joe Dassin.

 

Ma si lasciano ascoltare molto volentieri anche La Javanaise di Serge Gainsbourg e Siracusa (Henri Salvador, ve lo ricordate?), sarà che da sempre subisco il fascino di autori transalpini come Brel, Gainsbourg, Brassens, Ferrè. La solitissima La vie en rose invece poteva ben risparmiarcela Iggy, anche perché la sua performance appare davvero poca cosa, come poteva risparmiarci, uscendo dal cotè francese che domina il lavoro, le altre scontatissime Michelle (Beatles)  ed Everybody’s Talkin’ (Harry Nilsson). In questa  avventurosa - ed azzardata - crociera del maturo rocker nei luoghi della canzone classica francese/europea ed americana degli anni ’50 e ’60 ci sono comunque altre luci: una Only The Lonely (Frank Sinatra) ancora amara e decadente - siamo dalle parti del Lou Reed esistenzialista e malato  di Berlin, la breve song pianistica che introduceva l’album omonimo - la triste e sofferta I’m going away smiling, accreditata a Yoko Ono e la classica ballad afterhour What Is This Thing Called Love? (Cole Porter), tre songs interpretate da Iggy con un senso del blues davvero sorprendente, e – si badi bene - siamo  molto lontani dalla ruffianissima analoga operazione dei 5  “Great  American Songbook” di un Rod Stewart. Le luci, concludendo, prevalgono sulle ombre in “Après”, sempre che ci si approcci sin dall' inizio non prevenuti e capaci di distaccarsi dalla 'figurina'  stereotipata del rocker maledetto a vita.

Pasquale Wally Boffoli

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